Anni di ritardi hanno fatto perdere l’indennizzo dovuto agli agrumicoltori pugliesi che subirono l’attacco del Tristeza virus. Dopo 24 anni, dunque, gli operatori del settore non riceveranno nessun aiuto per il danno ricevuto dall’infezione che colpì gli agrumeti nel 1996. Confagricoltura Puglia ripercorre in un reclamo ufficiale inviato al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e al direttore Area Sviluppo Rurale Gianluca Nardone la vicenda. Nella lettera, l’organizzazione sottolinea le lentezze e le pastoie burocratiche di una Regione che, a parole, dice di supportare il settore agricolo, ma che, nei fatti, crea danni enormi.
“Nell’ormai lontanissimo 1996 – scrive il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro nella missiva – lo Stato Italiano, a fronte degli ingentissimi danni che il virus della Tristeza stava provocando agli agrumeti del tarantino, impose, con il D.M. 21/ 11/ 1996, l’estirpazione obbligatoria delle piante colpite, prevedendo un contributo che sarebbe dovuto essere erogato dalla Regione Puglia”.
“A distanza di decine di anni da quell’evento e solo dopo numerosissimi solleciti da parte delle Aziende interessate, siamo venuti a conoscenza del fatto che le somme stanziate, nonostante fosse pronto il relativo Atto dirigenziale per l’erogazione dei contributi, non potranno più essere erogate a causa prima del “patto di stabilità” e poi della lentezza burocratica della Regione”, specifica Confagricoltura Puglia.
Nonostante il rispetto istituzionale, l’organizzazione va a muso duro sulla vicenda che tocca nel vivo le aziende tarantine lasciate sole dalla Regione Puglia: “È un fatto di una gravità inaudita che la scrivente – Confagricoltura Puglia nda – stigmatizza e sul quale intende richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica”. “Non è assolutamente ammissibile – sottolinea Lazzàro – che oltre al danno economico diretto, conseguente all’estirpazione delle piante, le aziende debbano subire anche quello derivante dalle lentezze e dalle pastoie burocratiche di una Regione che, a parole, dice di supportare il settore agricolo, ma che, nei fatti, crea danni enormi allo stesso”.