I controlli negli aeroporti di Bari e Brindisi e le misure di allerta nei pronto soccorso e in tutti i presidi sanitari pugliesi contro l’eventuale diffusione del coronavirus n-19 restano operativi come da protocollo, ma in Puglia non ci sono nuovi casi sospetti da più di dieci giorni. E quelli sospetti sono tutti fino ad ora risultati negativi al virus.
Dal 23 gennaio al 12 febbraio sono stati sei i pazienti ricoverati nel reparto di malattia infettive del Policlinico di Bari perché presentavano sintomi sovrapponibili a quelli del coronavirus ed erano stati a contatto con i territori del focolaio, in Cina. Per tutti, gli accertamenti diagnostici, eseguiti prima nella struttura ospedaliera barese e poi all’istituto Spallanzani di Roma, hanno poi escluso la positività al virus. La prossima settimana, lunedì o martedì, tornerà a riunirsi la task force regionale costituita nelle scorse settimane sulla questione coronavirus, per fare il punto sulla situazione e valutare eventuali ulteriori misure preventive alla luce dei casi accertati in Lombardia e Veneto.
«Siamo con la guardia altissima» e la Puglia sta elaborando misure per affrontare una eventuale emergenza. Lo ha detto il governatore pugliese, Michele Emiliano, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se la Puglia si stesse attrezzando per far fronte a casi di Coronavirus. Parlando con i cronisti a Foggia, dove ha partecipato alla sottoscrizione di 101 contratti a tempo indeterminato nell’Asl, Emiliano ha sottolineato che «questo è un virus che rischia di sovrapporsi al virus dell’influenza attesa. Se anziché ammalarsi otto milioni di persone in Italia se ne ammalano 16, è chiaro che il sistema sanitario rischia di andare in tilt. Questo è il vero pericolo». Per il governatore, «l’Italia ha fatto cose importanti, ha bloccato tutti i voli aerei dalla Cina, e adesso bisogna che ciascuno dei nostri concittadini, responsabilmente, se ha tenuto condotte rischiose, faccia molta attenzione e si controlli». «Scatenare il panico è sbagliato – ha rilevato Emiliano – non è la peste ma un virus che siamo perfettamente in grado di fronteggiare con misure sensate che devono essere decise dalla presidenza del Consiglio dei ministri che ha dichiarato lo stato di emergenza, dalla Protezione civile e dal ministro della Sanità». «Noi – ha concluso – siamo pronti ad eseguire ogni ordine».