Non si è sottoposto all’esame dinanzi al Tribunale di Bari, perché «deleterio per la sua salute psicofisica», l’ex direttore generale della Asl di Bari Domenico Colasanto, imputato nel processo sulla morte della psichiatra barese Paola Labriola, uccisa da un paziente il 4 settembre 2013 con 70 coltellate nel centro di salute mentale di via Tenente Casale, nel quartiere Libertà di Bari.
Per la Procura di Bari gli allora dirigenti Asl avrebbero omesso le cautele necessarie a garantire la sicurezza sul luogo di lavoro della dottoressa. A Colasanto e altri cinque imputati, il pm Baldo Pisani contesta a vario titolo i reati di morte come conseguenza di altro reato, omissione di atti d’ufficio, falso e induzione indebita a dare o promettere utilità. Nell’udienza di oggi era previsto l’esame dell’imputato Colasanto, difeso dall’avvocato Vincenzo De Michele il quale, per giustificare la rinuncia del suo assistito, ha depositato una nota, nella quale spiega che «quando la tortura raggiunge il limite massimo, il corpo muore, o l’anima muore, o muoiono entrambi. Il corpo e l’anima dell’imputato odierno stanno per raggiungere l’ultimo limite. Dovere dell’avvocato – continua – non è solo difendere il suo assistito nel processo, ma difendere la sua integrità psico-fisica dal processo».
Alla nota il legale ha allegato uno scritto del 1957 del giurista Francesco Carnelutti, «Le miserie del processo penale». «Chi lo leggerà – dice – potrà intendere il significato della rinuncia dell’imputato all’esame», ritenendo «deleterio per la salute psicofisica dell’imputato farlo sottoporre ad una, ancora, fra ‘Le miserie del processo penale». «Peraltro – aggiunge – dovere del difensore è tutelare l’imputato ‘secondò la sua salute, non ‘contrò la sua salute. Un imputato assolto che la ‘torturà del processo ha trasformato in un moribondo non rende onore all’avvocato e decapita la Giustizia, con la sua stessa spada». Dopo la rinuncia all’esame di Colasanto, il processo è stato rinviato al 12 marzo, quando si sottoporrà ad esame il coimputato Alberto Gallo, ex funzionario Asl, accusato di aver predisposto i falsi Dvr (Documenti di valutazione dei rischi), difeso dagli avvocati Angelo Loizzi e Francesco Paolo Sisto. La famiglia della vittima, assistita dagli avvocati Michele Laforgia e Paola Avitabile (Polis Avvocati), è costituita parte civile.