L’acqua emersa dagli scavi durante il restauro del teatro Kursaal finiva direttamente in mare, passando dalla falda attraverso un tombino della fogna bianca che poi terminava la propria corsa direttamente in mare.
Lo hanno accertato gli inquirenti della Guardia Costiera, che questa mattina sul lungomare di Bari sono riusciti a risalire all’origine dello scarico non autorizzato che preoccupava i residenti. Si tratta del cantiere per il restauro da 5 milioni di euro dello storico teatro che si affaccia sul lungomare durante il quale sono riemerse ingenti quantità d’acqua.
Le indagini della Guardia Costiera. All’interno del cantiere era presente un cassone metallico per la raccolta di rifiuti speciali provenienti da demolizione, nel quale erano depositati rifiuti di vario genere, tra cui anche fanghi prodotti dalla miscelazione dell’acqua con cemento, malta e detriti.
In più la Guardia Costiera ha accertato la presenza di un tombino d’ispezione all’interno del cantiere, aperto, nel quale risultavano presenti due condutture a cielo aperto, in una delle quali (quella più bassa) vi era fanghiglia pressoché identica a quella riversata in mare a circa 20 metri di distanza. Era quindi evidente che nel tombino all’interno del cantiere confluivano fanghi e percolato che tracimavano dal cassone di raccolta e si riversavano, vista la pendenza del piazzale, nelle condutture sottostanti. La Guardia costiera ha riversato la fluoresceina, una sostanza che serve proprio ad identificare l’origine degli sversamenti: quella riversata nel tombino è fuoriuscita colorando di verde lo specchio d’acqua antistante, oggetto della segnalazione.
Subito è scattato il sequestro probatorio del:
tombino di accesso/ispezione alla sottostante conduttura di acque bianche;
cassone di raccolta di rifiuti speciali contenente circa 3 tonn. di rifiuti speciali consistenti in materiali inerti e fanghi provenienti da attività di demolizione e costruzione;
3 vasche ubicate all’interno dell’edificio di Largo Adua (vecchio sottopalco del teatro Kursaal), da dove proviene il materiale dei lavori di demolizione ed escavazione in corso. Il tutto è stato affidato in custodia giudiziale gratuita all’indagato per il reato di “getto pericoloso di cose” (art. 674 Codice Penale)
La nota della Regione