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Nel mondo 2153 “paperoni”: sono più ricchi del 60 per cento della popolazione

Pubblicato da: redazione | Lun, 20 Gennaio 2020 - 20:15
foto freepik

Un’élite di 2153 Paperoni che detiene una ricchezza superiore al patrimonio di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione globale. È quanto fotografa Oxfam nel nuovo report “Time To Care” diffuso alla vigilia del World Economic Forum di Davos: in Italia il 10% più ricco possiede oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero.

Secondo i dati Oxfam, riportati da Sky, il patrimonio delle 22 persone più facoltose è addirittura superiore alla ricchezza di tutte le donne africane. Inoltre, il report osserva che in un mondo in cui il 46% di persone vive con meno di 5.50 dollari al giorno, restano forti le disparità nella distribuzione dei redditi, soprattutto per chi svolge un lavoro. Con un reddito medio da lavoro pari a 22 dollari al mese nel 2017, un lavoratore collocato nel 10% con retribuzioni più basse avrebbe dovuto lavorare quasi tre secoli e mezzo per raggiungere la retribuzione annuale media di un lavoratore del top-10% globale.

In Italia, spiega il report, la quota dei più ricchi è cresciuta in 20 anni del 7,6% a fronte di una riduzione del 36,6% di quella della metà più povera degli italiani. I ricchi sono soprattutto figli dei ricchi e i poveri figli dei poveri. Un terzo dei figli di genitori più poveri, sotto il profilo patrimoniale, è destinato a rimanere fermo al piano più basso dell’edificio sociale (quello in cui si colloca il 20% più povero della popolazione), mentre il 58% di quelli i cui genitori appartengono al 40% più ricco, manterrebbe una posizione apicale.

Oltre il 30% dei giovani occupati guadagna a oggi meno di 800 euro lordi al mese. “Tanti, troppi giovani italiani non studiano né lavorano, lavorano per una paga risibile, meditano di partire in cerca di un futuro migliore – spiega Elisa Bacciotti, direttrice delle Campagne di Oxfam Italia – Servono interventi efficaci, per fare in modo che le giovani generazioni non siano lasciate indietro e al contrario siano, come è giusto, una risorsa per il nostro Paese. I giovani italiani reclamano un futuro più equo e aspirano a un profondo cambiamento della società, non più lacerata da disparità economico-sociali, ma più equa, dinamica e mobile: abbiamo la responsabilità di ascoltare le loro richieste”.

Anche dal punto di vista dell’occupazione femminile l’Italia registra cifre poco confortanti. Al 2018, l’11,1% delle donne non ha mai avuto un impiego per prendersi cura dei figli. Un dato di molto superiore alla media europea del 3,7%, mentre quasi 1 madre su 2 tra i 18 e i 64 anni (il 38,3%) con figli under 15 è stata costretta a modificare aspetti professionali per conciliare lavoro e famiglia. Una quota superiore di oltre 3 volte a quella degli uomini. Le donne sono spesso sotto pagate, prive di sussidi, con orari di lavoro irregolari e carichi psico-fisici debilitanti. A livello globale, le donne impiegano 12,5 miliardi di ore in lavoro di cura non retribuito ogni giorno, un contributo all’economia globale che vale almeno 10,8 trilioni di dollari all’anno, tre volte il valore del mercato globale di beni e servizi tecnologici; nel mondo il 42% delle donne di fatto non può lavorare perché deve farsi carico della cura di familiari come anziani, bambini, disabili, mentre solo il 6% degli uomini si trova nella stessa situazione.

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