In Puglia sono 12 le opere pubbliche che Legambiente ha individuato come prioritarie nell’ottica della riapertura dei cantieri per favorire investimenti, occupazione e sviluppo. Sono opere piccole e grandi che hanno una ricaduta di fondamentale importanza per il territorio pugliese ma anche nazionale, da un punto di vista ecologico, sociale e conseguentemente economico. I 12 siti prioritari individuati in Puglia sono contenuti all’interno del rapporto Green New Deal italiano, pubblicato ieri mattina da Legambiente sulla base dei criteri dell’utilità per i cittadini e i territori, del miglioramento della sicurezza sismica, idrogeologica e sanitaria, dell’innovazione nel sistema della mobilità, di un minore consumo delle risorse naturali e di materia, della transizione energetica.
Più importante e urgente fra tutte in Puglia è certamente la questione ex Ilva. La discussione attorno all’enorme acciaieria comprende un problema di bonifica delle aree contaminate rimaste nella titolarità dell’Amministrazione Straordinaria e del Mar Piccolo, oggetto di riversamento dei veleni anche dell’Arsenale Militare e degli ex Cantieri Navali di Fincantieri. C’è poi il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) di Taranto, un mega intervento mai veramente definito che comprenderebbe bonifiche, il recupero della città vecchia di Taranto, il polo museale dell’Arsenale e il nuovo ospedale di Taranto. Infine c’è la chimera del riutilizzo delle acque depurate a Taranto, un altro “sogno” che dura dal 1994, quando fu finanziata e successivamente realizzata una condotta che doveva portare le acque affinate degli impianti reflui civili allo stabilimento siderurgico di Taranto per essere utilizzate nei processi di raffreddamento degli impianti. In tal modo si sarebbe evitato il prelievo per usi industriali delle acque pulite. Un’opera che non si concluse per il rifiuto della famiglia Riva, divenuta proprietaria dello stabilimento nel 1995. Anche su questo punto, negli anni, sono state diverse le occasioni di confronto che però non hanno mai portato a nulla. Ad oggi, insomma, non è dato ancora sapere “il quando e il come” degli interventi da effettuare nonostante la gestione di più Commissari Straordinari succedutisi negli anni e gli 800 milioni di euro della transazione con la famiglia Riva.
Ma la Puglia porta con sé altre problematiche riguardanti opere di interesse pubblico prioritario. Come la messa in sicurezza della strada per cala Settanni a Torre a Mare, a Bari, e della S.S. 90 dopo la frana di Montaguto, in provincia di Foggia. Oppure ancora le complicate gestioni infrastrutturali delle Ferrovie del Sud Est, oggi ancora per la maggior parte a binario singolo e con diverse zone non ancora elettrificate, e del treno-tram Foggia-Manfredonia, da anni solo un progetto rimasto nel cassetto per spostare una volta per tutte e l’offerta di trasporto tra queste due città dalla gomma al ferro. Infine non si può non fare cenno alle intricate storie della Statale Maglie-Leuca e della superstrada Lecce-Taranto. Se per quest’ultima gli appalti sembrerebbero potersi sbloccare entro il 2021, l’ammodernamento della Maglie-Leuca è ancora fermo al punto di partenza con i costi previsti lievitati da 100 a 300 milioni di euro.
«Gli interventi evidenziati non hanno solo una connotazione economica e sociale, ma sono passi importanti nella lotta ai cambiamenti climatici – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia – Completando le opere prioritarie il Paese farebbe uno spedito balzo in avanti nel miglioramento della qualità della vita, che si tradurrebbe in uno sviluppo della società e dell’economia locale. Ecco perché la politica locale, sulla scorta anche del programma del Green New Deal europeo, dovrebbe muoversi con decisione per un piano organico che ristabilisca dignità ai territori e alle persone».