Un volantinaggio di sensibilizzazione per dire no all’autonomia differenziata, è stato organizzato a Bari, di fronte a piazza Prefettura. A promuovere questo momento informativo, ma anche di protesta contro le scelte del governo – che è tornato a parlare di autonomia dopo la pubblicazione della bozza di legge Quadro sul federalismo differenziato del Ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia – il Comitato per l’Unità della Repubblica di Bari.
L’obiettivo è quello di promuovere politiche che contrastino le disuguaglianze in un momento storico in cui ancora non si è colmato il divario tra nord e sud. L’autonomia differenziata – secondo quanto previsto dall’articolo 116 della Costituzione in seguito alla modifica avvenuta con la riforma costituzionale del Titolo V approvata nel 2001 – prevede il riconoscimento di maggiore autonomia regionale. L’articolo, nello specifico, prevede, al terzo comma, che le regioni possano chiedere maggiori competenze rispetto a quelle previste solitamente alle regioni a statuto ordinario. Diversi gli ambiti delle materie nelle quali possono essere riconosciute le ulteriori forme di autonomia, tra questi, i rapporti internazionali e con l’Unione Europea, il commercio con l’estero, la tutela e sicurezza del lavoro, ma anche la tutela alla salute, il sostegno all’innovazione, l’istruzione e molto altro.
Ad essere penalizzate, in assenza di una definizione di tutti i diritti sociali utili a garantire uguali servizi essenziali su tutto il territorio e a tutti i cittadini sarebbero soprattutto le regioni del Sud, che già ne risentono in termini economici e sociali a causa di diversi fattori che vedono sempre più spesso maggiori risorse alle regioni del Nord a discapito del meridione.
“L’autonomia differenziata inevitabilmente, dividerebbe il paese. Soprattutto dividerebbe le regioni più povere – ha commentato Tonia Guerra, promotrice del comitato – per essere più precisi quelle del sud da quelle del nord, nel senso dei diritti e della spesa sociale dei cittadini del sud che sarebbero penalizzati. Non ci tranquillizza quello che sta facendo questo governo perché apprendiamo – ed è confermato nei titoli dei TG di oggi – che il Ministro Boccia e il Presidente del Consiglio intendono continuare con questa bozza, il che ci allarma ulteriormente – conclude Guerra – siamo qui sotto il palazzo del governo, ma anche sotto il palazzo del comune per chiedere alle istituzioni di bloccare questo provvedimento e inoltre per chiedere al Sindaco di Bari – che è anche presidente dell’associazione nazionale Comuni italiani – di farsi portavoce delle istanze del sud e della parte più povera del paese che non intende retrocedere ancora di più in termini di spesa sociale e diritti”.
Le conseguenze per i cittadini del sud sarebbero dunque devastanti poiché la frantumazione dei diversi sistemi – tra questi quello scolastico, ma anche sanitario, del lavoro e di molti altri ambiti – a discapito di politiche di redistribuzione delle ricchezze in termini di servizi, risorse e infrastrutture, presenti all’interno della Costituzione italiana, andrebbero a ledere le regioni più povere conferendo opportunità maggiori a quelle più ricche. Il sud, ricordiamo, vede già minata la vita dei cittadini e l’equità del territorio a causa del divario di fondi destinati in media per cittadino ogni anno che vede al sud un supporto di 13mila euro contro i 17mila euro destinati al nord.
“Quello che sorprende – ha concluso Marco Terzi, anch’egli promotore del Comitato – è che i politici amministratori del sud non si impegnino insieme ai cittadini in questa battaglia. Questo è veramente incomprensibile. Essere dalla parte dell”autonomia non significa essere per il nord o per il sud, le zone povere ci sono in tutta Italia. Anche al nord ci sono delle sacche di povertà che probabilmente non sarebbero tutelate come immaginano. Non si tratta di Nord contro Sud, noi vogliamo conservare l’unità della Repubblica, vogliamo che ci sia equità sociale perché un paese che cammina tutto insieme è più efficace di un paese spezzettato. Se le nostre aziende al sud potessero essere competitive, è il sistema Italia che ne trarrebbe giovamento. Distribuendo equamente le risorse i cittadini equamente ricevono servizi”.