Arriva il freddo e, puntualmente, molti studenti di tutta Italia si trovano ad affrontare il gelo fuori e dentro le proprie strutture scolastiche. A denunciare il caso è ancora una volta l’associazione studentesca Unione degli Studenti, che per l’occasione poche ore fa ha lanciato sui social la campagna “Andare a scuola con la borsa dell’acqua calda”.
L’obiettivo è quello di rivendicare il diritto allo studio all’interno di ambienti che garantiscano le normali condizioni di salute e sicurezza, ma anche quello di raccogliere più testimonianze possibili al fine di creare una vera e propria mappatura scientifica sulle casistiche nazionali, regionali e territoriali portando all’attenzione delle istituzioni questa problematica cui, ciclicamente, studenti, ma anche docenti e operatori del settore sono sottoposti.
Già da ottobre, periodo in cui si sono registrati i primi casi di freddo, molte erano state le segnalazioni a carico dell’Unione degli Studenti Puglia. “La mobilitazione brindisina – ha commentato il coordinatore regionale Uds Puglia, Davide Lavermicocca – è quella che si è impegnata in maniera più massiccia nello scorso mese per risolvere questo tipo di problematiche: le scuole di Ostuni avevano infatti avuto parecchi problemi sotto questo punto di vista. Ho una tabella di tante scuole e casi registrati, restando nel generico però è una condizione particolarmente diffusa su tutto il territorio regionale tanto è che la Puglia, rispetto alla manutenzione scolastica è maglia nera. Nell’ultimo periodo abbiamo registrato parecchi casi oltre che nel brindisino anche nel foggiano e nel barese – ha aggiunto Lavermicocca – Con questa campagna vogliamo, in maniera ironica, affrontare il tema strutturale della decadenza degli istituti scolastici. All’interno delle aule troppo spesso si gela, troppo spesso si valutano in condizioni di normalità istituti che magari hanno tre quarti degli impianti non funzionanti o dove gli stessi, laddove ci sono, sono depotenziati e non vi è manutenzione ordinaria e straordinaria. L’obiettivo non è soltanto porre l’accento sulla questione, ma chiedere che Ministeri, enti locali, Province e Regione, si impegnino affinché questo tipo di condizione non venga più vista come la normalità dal corpo studentesco”.
Da qui l’appello alle istituzioni. “Chiediamo – conclude – dei tavoli alle singole province e che la regione si impegni sotto questo punto di vista. La legge in merito a quella che è la temperatura minima consentita per le lezioni in aula parla chiaro: secondo il decreto 412 del 1993 modificato poi dal decreto 2006, non si può scendere sotto i 18 gradi, in caso contrario le lezioni dovrebbero essere sospese. Stando a quanto emerso dall’Unione degli Studenti al momento in Puglia non vengono garantiti neanche questi requisiti minimi e molti studenti sono dunque costretti ad affrontare sei ore – o anche di più considerando le ore di alternanza scuola/lavoro – al freddo e senza tutele utili a garantire la salute di questi ultimi”.