E’ definitiva l’assoluzione del 73enne Rocco Lagioia dall’accusa di aver ucciso il genero, il corniciaio 38enne di Valenzano (Bari), ex testimone di giustizia, Alessandro Leopardi, ammazzato nell’ottobre 2014 e il cui corpo fu ritrovato alcuni giorni dopo la scomparsa carbonizzato e ridotto in frammenti.
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura generale contro la sentenza di assoluzione della Corte di Assise di Appello di Bari. Nell’ottobre 2018 i giudici dell’appello avevano ribaltato la decisione della Corte di Assise che in primo grado, nell’ottobre 2017, aveva condannato Lagioia alla pena di 16 anni di reclusione per i reati di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Lagioia, difeso dagli avvocati Giancarlo Chiariello e Marianna Casadibari, fu arrestato un mese dopo il delitto e ha trascorso 3 anni in carcere e poi uno ai domiciliari fino alla sentenza di assoluzione di un anno fa «per non aver commesso il fatto». Le motivazioni della Cassazione ancora non si conoscono ma, secondo i giudici dell’appello, «non vi erano motivi di rancore così profondi da spingere l’imputato a deliberare l’omicidio del genero».
L’omicidio, ipotizzavano nelle motivazioni, poteva invece essere legato ad una denuncia fatta dalla vittima nel 2005, dopo aver subito una tentata estorsione, che portò all’arresto di uomini vicini ad un clan barese, spiegando che «il mero decorso del tempo non appare essere di per sé un ostacolo alla realizzazione di ritardata vendetta».