L’approvazione di una delibera comunale riguardante la viabilità in zona Santa Caterina, nota ai baresi per la presenza di grandi centri commerciali e imprese artigiane, avrebbe messo in luce gravi inadempienze delle norme sulla mobilità sostenibile da parte della giunta Decaro. La denuncia è del comitato “per la Tutela del Territorio Area Metropolitana di Bari” che, tramite un legale, ha presentato diffida al Comune, intimando ad attuare gli interventi previsti, revocando in autotutela gli effetti della delibera, e a riprogettare un nuovo piano della mobilità che includa anche la realizzazione lungo strada Santa Caterina del tratto di ciclovia nazionale dei Borboni (Bari-Napoli) della rete Bicitalia, e tutto quanto previsto dalla Tav. 12 della “Rete Ciclabile Portante” del Biciplan del Comune di Bari, redatto nel 2013.
Nello specifico, la deliberazione municipale n. 755/2019 approva una variante ad un progetto esecutivo già precedentemente approvato di opere di urbanizzazione primaria, consistenti in: modifica della geometria di una rotatoria, realizzazione di un diverso tracciato del ramo di immissione della viabilità tra la tangenziale di Bari e Strada Santa Caterina, modifica di alcuni sensi di marcia dell’area, studio di micro-simulazione del traffico veicolare nella zona interessata.
“Questo provvedimento limitato ad interventi che riguardano esclusivamente la viabilità – si legge nell’atto di diffida – evidenzia come l’amministrazione comunale di Bari per quella Zona PIP di Santa Caterina, ma il tema interessa più in generale tutti i poli attrattori di traffico, tanto permanenti, quanto temporanei, abbia disatteso completamente gli indirizzi europei, nazionali e regionali in materia di mobilità sostenibile ritenuti portanti tra cui il Libro bianco sui Trasporti e la Strategia tematica sull’ambiente urbano” e gli indirizzi fissati dalla normativa sui Piani Urbani di Mobilità (art. 22 L. 340/200)”.
Si accusa l’amministrazione di un aver previsto una figura del mobility manager. Ma non solo. “L’amministrazione ha disatteso le norme che obbligano gli enti proprietari delle strade a realizzare piste ciclabili adiacenti alle nuove opere viarie e a quelle esistenti in occasione di interventi di manutenzione straordinaria. La rotatoria e la viabilità interessata devono obbligatoriamente essere pure ciclabili sia lungo i bracci che intorno alla rotatoria stessa, in quanto devono favorire la circolazione in bicicletta in sicurezza di lavoratori e clienti e non diventare una barriera, un ostacolo, un deterrente”.
“Ma non è tutto. Il su citato obbligo per gli enti proprietari delle strade è stato fatto proprio dalla Legge regionale sulla mobilità ciclistica n. 1/2013, chiamata pure “Legge Decaro” dal nome del primo consigliere firmatario di quella proposta di legge che all’art. 14 commi 4, 5 e 6, non solo elenca tutte le categorie di strade assoggettate a quella norma (B, C, D, E, F), include anche le strade ANAS (cat. B) non previste inizialmente dagli articoli 13 e 14 del Codice della Strada, precisa che la norma vale anche per le rotatorie, per i sovrappassi e i sottopassi, e prevede la decurtazione o la revoca dei finanziamenti qualora gli interventi stradali disattendono l’obbligo di legge”.
“Se l’amministrazione comunale – conclude la diffida – si fosse già attivata negli anni avrebbe potuto realizzare una infrastruttura ciclabile di qualità, fruibile a tutti, quindi, sia cicloturisti che a lavoratori e clienti delle numerose attività commerciali, dando un contributo al decongestionamento di quella strada e di quelle limitrofe”.