Contatti tra gli scafisti e le gang mafiose nigeriane che avevano la loro base operativa nel Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Bari-Palese sono documentati negli atti dell’indagine della Dda di Bari che ieri ha portato all’arresto di 32 persone, tutti cittadini nigeriani, accusati di associazione mafiosa, tratta, riduzione in schiavitù, estorsione, rapina, lesioni, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione.
Nel racconto di una delle vittime della gang dei Vikings, i Rossi, costretta a prostituirsi all’interno del Cara, c’è il riferimento al viaggio dalle coste africane verso l’Italia a bordo di un barcone, venduta da connazionali ad uno degli indagati nell’inchiesta barese. La ragazza, all’epoca 20enne, aveva conosciuto in Libia un connazionale 22enne, Victor Sunday (ieri finito in carcere), il quale le aveva promesso di aiutarla a venire in Italia e trovarle anche un lavoro, anticipandole le spese del viaggio.
«Gli scafisti erano stati pagati» dall’uomo «che aveva fatto la traversata con lei e aveva dichiarato di essere suo marito in modo da essere assegnato al suo stesso Cara» si legge nell’ordinanza. Sbarcata clandestinamente in Sicilia nel febbraio 2017 (come confermato dal portale «sbarchi» del Ministero dell’Interno) era arrivata a Bari insieme al 22enne, fintosi suo marito, e qui per mesi sarebbe stata picchiata e minacciata di morte perché si prostituisse, «considerandola alla pari di un capo di bestiame che produce guadagno per il suo fattore, – scrive il gip – agendo contro di lei con una disumanità davvero singolare, condannandola ad una vita di stenti e di povertà, senza alcuna speranza per il futuro».