Ancora una fumata grigia, la Puglia non ha ricevuto il via libera dai ministeri della Salute e dell’Economia per l’uscita definitiva del piano operativo. Se ne riparlerà il prossimo marzo, quando ci sarà un ulteriore incontro a Roma.
I segnali giunti dai funzionari ministeriali restano positivi, ma i tecnici chiedono ulteriori garanzie dal punto di vista dell’equilibrio finanziario. I nodi ancora aperti riguardano il percorso di accreditamento degli enti ecclesiastici e delle strutture socio sanitarie; ma soprattutto i funzionari romani vogliono prima analizzare i numeri del bilancio di esercizio 2019 e quello di previsione del 2020 per verificare la stabilità dei conti. In sostanza, vogliono garanzie sul fatto che la Regione sarà in grado di garantire il pareggio prima di dare l’ok all’uscita dal piano di rientro.
Restano, inoltre, ancora perplessità sulla spesa farmaceutica e sulla mancata attuazione della centrale unica degli appalti che garantirebbe risparmi. Sul fronte dei livelli essenziali di assistenza, invece, confermati i progressi: la Puglia, nel 2018, ha fatto un ulteriore passo in avanti raggiungendo 185 punti. Già nel 2017 aveva aumentato il suo “voto”, passando dai 169 punti del 2016 a 181 punti. Un balzo di ben 12 punti, mentre se si prende in considerazione il 2015 il salto in avanti era stato di 26 punti (da 155 a 181). Nel 2018, invece, il punteggio totalizzato dalla Puglia è di 185, le Regioni del Nord sono ancora lontane nella classifica ma la crescita è progressiva e il gap si sta riducendo di anno in anno. A guidare la graduatoria 2018 è il Veneto con 222 punti (il massimo che si può raggiungere è 225), seguono Toscana ed Emilia-Romagna con 220 (erano a 216 e 218), Piemonte a 218 (era in testa con 221), Lombardia con 215 (212), Liguria con 211 (195), Umbria con 210 (208), Abruzzo con 209 (202), Marche con 192 (201) Basilicata con 191 (189) e Puglia, ultima la Calabria.