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Pene complessive di 68 anni di carcere: condannati quattro esponenti mafiosi della “Società Foggiana”

Pubblicato da: redazione | Ven, 29 Novembre 2019 - 14:30

Sentenza di condanna nell’ambito di un processo definito con rito abbreviato relativo ad una serie di tentativi di omicidio avvenuti a Foggia in data 16, 23 e 26 gennaio 2019, oggetto di una attività di indagine svolta dalla D.D.A. di Bari, a seguito della trasmissione degli atti dalla Procura della Repubblica di Foggia.

Gli imputati del processo, tutti detenuti (a far data dal 04.02.2019 per i tentati omicidi), si identificano in:

1) BRUNO Gianfranco, “alias primitivo”, nato a Foggia il 02.12.1978, detenuto per questa causa a Foggia
2) BRUNO Antonio, nato a Foggia 1’1.04.1997  detenuto per questa causa a Foggia
3) PISCITELLI Antonio Carmine, nato a Foggia il 16.07.1982 detenuto per questa causa a Foggia
4) RICCO Giuseppe, nato in Margherita di Savoia il 03.01.1964 e detenuto a Foggia.

Gli stessi sono stati riconosciuti colpevoli di tutti i delitti loro contestati e condannati, rispettivamente, BRUNO Gianfranco, alla pena di ANNI 20 DI RECLUSIONE; RICCO Giuseppe, alla pena di ANNI 20 DI RECLUSIONE; BRUNO Antonio, alla pena di ANNI 14 DI RECLUSIONE; PISCITELLI Antonio Carmine, alla pena di ANNI 14 DI RECLUSIONE.

I predetti rispondono di ben tre episodi di tentativo di omicidio, tutti aggravati dalla premeditazione: sono stati riconosciuti quali appartenenti all’associazione mafiosa convenzionalmente denominata “Società Foggiana”, e rei dei  delitti di detenzione e porto di armi da sparo (tra cui una pistola calibro 44 Magnum “Smith e Wesson” con matricola abrasa), nonché di due episodi di ricettazione, sempre connessa agli episodi in trattazione.
Per BRUNO Gianfranco e RICCO Giuseppe v’ è stata la contestazione della recidiva reiterata specifica (infraquinquennale per RICCO Giuseppe).

La base logistica del gruppo criminale era rappresentata da un casolare posto alla periferia di Foggia, in località Sprecacenere, che veniva raggiunto dagli imputati, costantemente monitorati, sin dalle prime luci dall’alba, a seguito di una serie di telefonate e squilli con cui si davano la sveglia prima di ogni incontro.
L’intera vicenda trae il suo antefatto in un episodio delittuoso verificatosi in data 28.10.2018 nell’ambito del quale, BRUNO Giuseppe Stefano (figlio di BRUNO Gianfranco) e BRUNO Antonio (figlio di BRUNO Rodolfo, quest’ultimo assassinato in Foggia in data 15.11.2018), hanno attentato alla vita di FRASCOLLA Antonio Riccardo Augusto, detto “Antonello” ( fratello di FRASCOLLA Gioacchino), sparandogli due colpi di pistola. Tale episodio contribuiva ad esacerbare gli animi ed i contrasti all’interno della “Società Foggiana” tra le batterie notoriamente contrapposte dei MORETTI/PELLEGRINO/LANZA e dei SINE SI/FRANCAVILLA.

I dialoghi captati degli imputati (che rivendicano apertamente la loro appartenenza al clan) colpiscono per la loro carica offensiva e la sete di vendetta manifestata nei confronti dei fratelli Frascolla e di coloro che avevano lasciato solo BRUNO Rodolfo, così da facilitare la sua eliminazione.
In un dialogo oggetto di captazione ambientale intercorso alle prime luci dell’alba (del 26.01.2019) tra BRUNO Antonio, RICCO Giuseppe e BRUNO Gianfranco, quest’ultimo, parlando dell’attimo in cui RICCO Giuseppe, accompagnato da BRUNO Antonio, avrebbe dovuto sparare a FRASCOLLA Gioacchino, gli dice “dai, avviati, fai subito, fallo girare a Gioacchino”; nel momento, poi, in cui i locutori discutono della possibilità che la porta della abitazione (alla quale il RICCO avrebbe dovuto suonare con una scusa) potesse essere aperta da FRASCOLLA Antonello ed alla domanda del RICCO Giuseppe se avrebbe dovuto sparare anche ” a quello” , BRUNO Antonio risponde “se esce il fratello devi schiattare prima a/fratello (cioè Frascolla ANTONELLO). BRUNO Antonio continua dicendo “vai, schiaffagli due botte a quello”; RICCO Giuseppe, parlando di BRUNO Gianfranco aggiunge ” io gli voglio schiattare la testa (sparare in testa) prima di/ui.. ..però mica possiamo andare carcerati? E se quello aveva una pistola dentro? “.
Le indagini sono state coordinate dai Pubblici Ministeri della D.D.A di Bari FILONI e
SILVESTRIS e dal Pubblico Ministero della Procura di Foggia FINI.

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