“Le ipotesi di reato” di abuso di ufficio e truffa in concorso contestate agli amministratori della società barese Ladisa Srl, nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge anche Claudio Stefanazzi, capo di gabinetto del presidente della Regione, e sua moglie Milena Rizzo, sono “del tutto infondate”. Lo dichiara in una nota la società Ladisa destinataria ieri di un decreto di perquisizione disposto dalla Procura di Bari, “il terzo in sette mesi” evidenzia la società.
“La perquisizione – è spiegato nella nota – ha riguardato l’organizzazione e la gestione di un Piano Formativo Aziendale per 107 dipendenti, finanziato nel 2016 per circa 700.000 euro con mezzi propri e per la stessa somma con fondi europei, ed ha comportato l’acquisizione di documenti in gran parte già sottoposti a sequestro nel corso delle due precedenti perquisizioni”. Nella nota la società spiega che “l’accesso al contributo ‘a sportello’ non prevede alcuna discrezionalità nell’erogazione dei fondi e l’attività di formazione è sottoposta a costante monitoraggio da parte dell’ente erogatore. Va peraltro sottolineato che, ad oggi, la Regione ha versato solo il primo acconto”.
“La Ladisa Srl, come sempre, ha fornito piena collaborazione alle autorità ed agli organi inquirenti – prosegue la nota – provvedendo, altresì, a fornire ogni chiarimento utile su tutti i fatti oggetto di accertamento. Tuttavia, non possono non suscitare preoccupazione l’origine dell’indagine, secondo notizie di stampa, derivante da una lettera anonima, l’immediata diffusione della notizia della perquisizione, come delle precedenti, e gli effetti determinati dalla moltiplicazione di procedimenti in danno di una azienda che dalla sua nascita investe sul territorio, dando lavoro oggi a oltre 4.000 dipendenti. L’impresa infatti ha già subito le conseguenze negative della pendenza di inchieste penali che pregiudicano la reputazione, il rating aziendale e la partecipazione alle gare pubbliche, alterando, a vantaggio dei concorrenti, le regole del mercato”. “Per queste ragioni – conclude la società – Ladisa, pur ribadendo assoluta fiducia nell’operato della magistratura, tutelerà in ogni sede la propria immagine e la correttezza del proprio operato”.