Su proposta del vicesindaco e assessore alla Toponomastica Eugenio Di Sciascio, la giunta comunale ha approvato l’intitolazione del primo isolato di via Michele Garruba, nel tratto compreso tra piazza Cesare Battisti e via De Rossi, a Sabina Anemone, prima donna laureata in medicina e specializzata in pediatria presso l’ateneo barese, barese di adozione, che ha fortemente contribuito alla crescita della città, mettendo gratuitamente a disposizione la sua professionalità in favore di bambini e mamme in condizioni di povertà.
Il provvedimento accoglie la proposta avanzata dall’associazione Soroptimist Club di Bari di intitolare una strada della città a questa donna straordinaria, che nella sua lunga vita professionale ha testimoniato pienamente i valori solidali e altruistici prestando cure e attenzioni in particolare alle persone più piccole e fragili della città.
“Siamo orgogliosi del fatto che la nostra città avrà a breve un luogo pubblico intitolato a Sabina Anemome, la prima pediatra barese, amatissima dai suoi concittadini – dichiara Eugenio Di Sciascio -. Una donna che ha precorso i tempi lavorando come medico e sfidando i pregiudizi che a quel tempo volevano le donne esclusivamente mogli e madri. Il tratto iniziale di via Garruba ricorderà a tutti i baresi una storia di umanità e professionalità, di servizio al prossimo, di solidarietà e di dedizione ai più piccoli, il futuro di ogni generazione. Credo che la città debba raccontare le vicende dei suoi figlie e figli migliori, e la dottoressa Anemone ne è un esempio eccellente”.
Sabina Anemone (1913- 2004)
Nasce a Giovinazzo il 12 dicembre 1913. Dopo aver frequentato il Real Liceo di Giovinazzo, si iscrive alla Facoltà di Medicina a Roma. Dopo due anni si trasferisce a Bari per proseguire gli studi, conseguendo la laurea in Medicina e Chirurgia, prima donna a Bari, nel luglio del 1937, con una tesi sperimentale in Chirurgia “sullo scapolamento ed osservazione del rene”.
Successivamente consegue il Diploma di specializzazione in Pediatria, nel 1938.
Esercita la sua attività nella colonia elioterapica Vittorio Veneto e Ferruccio Barletta, assolvendo il compito di accogliere e riaccompagnare i bambini albanesi a Durazzo, con la nave Umbria.
Dal 1940, per tutto il periodo bellico, svolge la sua attività presso il sanatorio Domenico Cotugno, seguendo i bambini affetti da tubercolosi.
Nel contempo presta gratuitamente la sua opera presso l’ambulatorio La goccia del latte in favore delle mamme in difficoltà.
Viene chiamata a dirigere il reparto Infettivi dell’Ospedaletto dei Bambini, continuando a espletare il suo lavoro anche nell’ambulatorio del collega e marito Mario Ressa.
Dal 1960 al 1970 presta servizio come medico scolastico alla scuola media De Sanctis; nel 1971 è vincitrice di cattedra per l’insegnamento di Igiene e Anatomia all’Istituto Tecnico Femminile di Bari, fino al raggiungimento della pensione.
Durante tutta la sua attività professionale e di insegnamento, continua a prestare gratuitamente le sue cure ai bambini bisognosi, conquistando riconoscimenti e ammirazione nella sua città adottiva.
Già nel 1992, in occasione della Festa della Donna, a conclusione del Seminario La medicina e le donne, il suo impegno viene celebrato e riconosciuto dall’ANMI, che le testimonia stima e riconoscenza per l’impegno e la generosità con cui ha sempre svolto la sua professione.
Si spegne a Bari il 18 novembre 2004, alla veneranda età di 91 anni.