Le proiezioni di pensionamento dei medici di famiglia dicono che in Puglia il 51% di loro andrà in pensione entro i prossimi 5 anni.
“Il pensionamento di un alto numero di camici bianchi nell’assistenza primaria – sostiene il sindacato dei medici di famiglia, Fimmg – in un intervallo di tempo così ridotto è un problema che non si limita alla mera sostituzione di singole unità di personale medico. Si tratta in realtà di un fattore che rischia di minare l’intera organizzazione dell’assistenza sul territorio che, soprattutto a partire dall’Accordo Integrativo del 2008, ha visto lo sviluppo nella nostra regione di ben 540 associazioni della medicina generale diffuse capillarmente, alle quali aderiscono 2400 medici (il 73% del totale)”.
Di queste, quelle complesse (super gruppo, super rete e cpt) sono il 70% del totale e, rispetto all’attività del medico di famiglia che lavora da solo, sono in grado di garantire al cittadino:
– studi aperti per un numero maggiore di ore nella giornata
– maggiore disponibilità di personale infermieristico e collaboratori di studio
– minori tempi di attesa in studio
– garanzia della partecipazione del proprio medico di fiducia ai progetti di salute regionali
Uno studio di Fimmg Puglia sulle ripercussioni dei pensionamenti sulle associazioni della medicina generale evidenzia come larga parte dei medici che andranno in pensione entro 5 anni attualmente svolga la propria attività all’interno delle associazioni (83% dei pensionandi, 42% della intera attuale pianta organica). Ciò comporta che molte associazioni avranno bisogno di nuovi medici per garantire il numero minimo di 3 unità, al di sotto del quale sarebbero costrette a chiudere. Corre questo rischio il 64% delle associazioni, a cui afferiscono ben 1 milione e 600mila assistiti.
Il 30% delle associazioni poi, pur non correndo il rischio di scendere sotto il numero minimo di medici, perderà per i pensionamenti nei prossimi anni da uno a sei componenti. E questo potrà determinare, in assenza di ricambio, una riduzione del livello assistenziale per le associazioni con sedi uniche.
“Questi dati – sostengono dalla Fimmg – sintetizzano la portata dell’ondata di pensionamenti, un fenomeno che deve essere governato per non disperdere quel patrimonio organizzativo sul territorio che fa della medicina di famiglia pugliese un modello di riferimento in Italia. Possiamo garantire che un ricambio di medici così cospicuo e rapido non metterà in crisi l’attuale modello? Siamo certi che, considerati gli attuali criteri di adesione all’associazionismo, l’inserimento di nuovo medici di famiglia nelle associazioni già esistenti si realizzerà in maniera lineare, con sostituzione uno ad uno, senza che parte di esse rimanga indietro fino a decadere? La Puglia – prosegue il sindacato – ha un modello avanzato di gestione dell’assistenza primaria, con team che includono medici, collaboratori e infermieri. L’obiettivo è estenderlo a tutti i cittadini. Questo permetterà di prendere in carico la cronicità e la medicina di iniziativa. Le politiche sanitarie regionali devono fare in modo che le aspettative di tutte le parti in causa vengano mantenute: quelle dei medici attualmente in associazione, che auspicano provvedimenti per la tutela di quelle esistenti; quelle dei medici in graduatoria per l’associazionismo o che vi si iscriveranno, in attesa di costituire o entrare in associazione nei comuni di loro scelta (che però non corrisponderanno necessariamente a quelli in cui c’è una associazione a rischio decadenza); ma soprattutto quelle dei cittadini, che hanno nei medici di famiglia e nella loro presenza capillare ed altamente organizzata un riferimento sicuro in Puglia, che non va perso e sul quale anzi va costruito il futuro dell’assistenza sul territorio”.