Il Sud arranca sugli screening oncologici mentre le coperture vaccinali restano insufficienti un po’ ovunque e, in questo caso, va peggio al nord. Ma ad unire Italia meridionale e settentrionale sono le liste d’attesa, con un italiano su due che dichiara di aver avuto difficoltà ad accedere a visite o esami per questo motivo.
A fare il punto sulle conseguenze della modifica del titolo V della Costituzione è il VII Rapporto sul Federalismo in Sanità, presentato oggi a Roma da Cittadinanzattiva.
L’indagine traccia i contorni di un sistema sanitario frammentato. Per quanto riguarda l’erogazione dei Lea le Regioni che li garantiscono sono: Piemonte, Lombardia, P.A. di Trento, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Mentre, a 3 anni dalla sua approvazione, 4 regioni ancora non hanno recepito il Piano Nazionale Cronicità, mirato a migliorare l’assistenza a milioni di persone con patologie croniche: Basilicata, Campania, Sicilia e Sardegna. Quanto alla trasparenza sulle liste d’attesa, la Calabria non fornisce alcuna informazione; Campania, Sicilia ed Umbria rimandano ai siti web delle aziende sanitarie, senza fornire dati aggregati e comparabili; Abruzzo, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto e P.A. di Trento rendono disponibile solo l’archivio storico. Solo le rimanenti 9 dispongono di portali interattivi, come prevede il Piano Nazionale di Governo sulle Liste d’Attesa: Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Toscana, Valle D’Aosta e P.A. di Bolzano. «L’effetto dell’autonomia regionale rischia di peggiorare la disparità nell’accesso alle cure con cui i cittadini già oggi devono fare i conti», dichiara Anna Lisa Mandorino, vicesegretaria di Cittadinanzattiva. Per questo, «rilanciamo la riforma costituzionale promossa con la campagna #diffondilasalute, con l’obiettivo di restituire centralità alla tutela del diritto alla salute».
In tema di prevenzione dei tumori, sono 5 le Regioni inadempienti rispetto ai Lea sull’adesione agli screening oncologici: Calabria, Campania, Sicilia, Puglia e Sardegna. Ad esempio, la mammografia in Campania aderisce appena il 48% delle donne, nella P.A. di Trento l’89%. Per lo screening cervicale l’adesione in Calabria raggiunge il 60%, in Emilia Romagna si arriva al 90%. Per la diagnosi precoce dei tumori colorettali si trovano la Puglia con il 12% e Trento con il 73%