La Corte di Appello di Bari ha confermato 30 condanne, riducendo per 18 imputati le pene inflitte, e ha assolto altri due imputati, al termine del processo di secondo grado nei confronti del clan Parisi, relativo a decine di episodi di estorsione ai cantieri edili eseguiti – secondo l’accusa – imponendo guardianie e carichi di merci da fornitori amici.
Per il boss del quartiere Japigia di Bari, Savinuccio Parisi, la Corte ha riconosciuto la continuazione con precedenti sentenze e ha ridotto la pena da 10 a 6 anni di reclusione. Anche per i fratelli del capo clan, Michele e Giuseppe Parisi, le pene sono state ridotte, per il primo da 20 a 14 anni di reclusione, per il secondo da 13 anni e 4 mesi a 11 anni. Ridotte da 9 anni e 4 mesi a 5 anni le condanne per il boss Eugenio Palermiti e per il pluripregiudicato Battista Lovreglio. La Corte ha inoltre assolto «perché il fatto non sussiste» un imprenditore imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, Francesco Latorre, che in primo grado, con il rito abbreviato, era stato condannato alla pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione.
Confermate le condanne al risarcimento dei danni alle costituite parti civili: il Comune di Bari, Confindustria Bari, Fai Antiracket di Molfetta, Ance, Arca e sei imprenditori. I fatti contestati risalgono agli anni 2010-2015. Gli imputati rispondono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto di armi, lesioni personali, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, furto, illecita concorrenza con minaccia e violenza, favoreggiamento. Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Dda di Bari, portarono nel marzo 2016 all’arresto di 30 persone nel blitz cosiddetto ‘Do ut des’. Altri 19 imputati, tra i quali il figlio cantante del boss, Tommy Parisi, e cinque imprenditori, sono attualmente a processo per gli stessi fatti con il rito ordinario. (Ansa)