Scarcerazioni e giovani criminali scalpitanti, sono le due emergenze che forze dell’ordine e Dda (la direzione distrettuale Antimafia) devono affrontare a Bari. Tra i clan è tornata alta la tensione, è quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Saverio Faccilongo, Giovanni Sgaramella e Saverio Carchedi per l’omicidio di Michele Ranieri, avvenuto l’11 settembre scorso a San Pio.
Gli investigatori sottolineano che a Bari Vecchia, dopo aver scontato le pene, sono tornati in libertà diversi personaggi di rilievo della mafia barese: da Giuseppe De Felice (“Pinuccio il napoletano”) ad Antonio De Antoniis (“Tonio ’u biond”) e anche Antonio Romito (detto Maradona) e Giovanni Gualberti (“Candy Candy”). Le scarcerazioni hanno alzato il livello di allerta, anche perché dall’altra parte ci sono giovani leve disposte a tutto. Tra queste proprio Carchedi, appena 21 anni, ma già una lunga lista di crimini alle spalle e ora anche l’accusa dell’omicidio Ranieri, cognato di boss Vincenzo Strisciuglio, fratello del boss Domenico Strisciuglio.
“Stiamo aggomorrati”, dicono gli indagati al telefono. Tradotto, siamo come quelli di Gomorra, questo è il clima che si respira. Faccilongo è in carcere a Terni ma grazie ad un mini telefonino cinese riesce a parlare con gli altri esponenti del suo gruppo criminale: “Non è stato un ordine mio – spiega riferendosi proprio all’omicidio Ranieri – per questo sto nero con i compagni nostri, ma ormai hanno fatto il danno e mo’ dobbiamo continuare”. Inquietante quest’ultima frase: Faccilongo, referente degli Strisciuglio a San Pio, fa intendere che ormai bisogna proseguire nella guerra al gruppo di Carbonara del suo stesso clan. E per farlo cerca di capire se l’articolazione del rione San Paolo è disposta ad un’alleanza: “I compagni del quartiere vicino per noi sono come fratelli, siamo una cosa sola”, dice sempre al telefono. Non a caso, manda proprio Carchedi a sondare il terreno dopo l’assassinio di Ranieri. “Sto andando ora al San Paolo, a vedere quelli che hanno in testa”, conferma al telefono il 21enne. Qualsiasi cosa accada, il diktat è solo uno: “Non dobbiamo abbassare la testa altrimenti ci colpiscono, ci devono vedere sempre aggressivi”.