Sbloccato il percorso per l’uso, anche in Puglia, del test Hpv-Dna per la prevenzione dei tumori al collo dell’utero: lo sottolinea il consigliere regionale Enzo Colonna (Noi a sinistra), che ha seguito la vicenda e il ricorso al Tar contro l’aggiudicazione dell’Asl di Brindisi, nel settembre 2018, della fornitura quinquennale per tutte le amministrazioni sanitarie pugliesi, da parte di una ditta esclusa.
«L’aggiornamento acquisito negli ultimi giorni – scrive Colonna in una nota – è che i giudici amministrativi hanno respinto il ricorso e, pertanto, l’aggiudicazione è stata confermata. Ora, quindi, si potrà procedere al completamento, da parte di tutte le Asl pugliesi, delle procedure amministrative finalizzate alla stipula dei contratti per le forniture». Della vicenda il consigliere si interessa «da un paio di anni con interrogazioni e soprattutto con interlocuzioni e contatti diretti con il presidente Emiliano e le strutture regionali, finalizzati ad adeguare i programmi regionali in materia di contrasto a questo tipo di patologia adottando il nuovo modello previsto dal Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018, basato proprio sul test Hpv-Dna».
Saranno così «sottoposte a screening tutte le donne in età 30-64 anni, con un esame ogni cinque anni finalizzato a individuare la presenza del Dna del virus Hpv (papilloma virus umano) ritenuto una tra le principali cause del cervicocarcinoma. In tal modo il Pap test, sinora utilizzato ogni tre anni per lo screening, sarà effettuato solo in una seconda fase e solo per le donne risultate positive al test Hpv. Per le donne di età inferiore a 30 anni, invece, si proseguirà con il Pap test a cadenza triennale», una «differente cadenza dei richiami» con «riflessi positivi per il sistema sanitario in termini organizzativi e di riduzione della spesa».