La “guerra” dei gazebo è a una nuova fase di stallo. Il regime transitorio relativo alle occupazioni di suolo pubblico da parte delle attività di ristorazione di Bari è scaduto lo scorso 21 settembre. Da Bari vecchia, a Poggiofranco, fino a Torre a Mare sono circa 8mila i lavoratori della filiera barese interessati dal nuovo regolamento che imporrebbe la rimozione dei gazebo “troppo grandi” e l’applicazione della “zona marrone”.
In attesa dell’ufficializzazione della moratoria, le strutture allestite h24 all’esterno dei locali in prossimità di edifici a vincolo architettonico (200 metri) in queste ore sono già fuori legge: ombrelloni, sedie, tavoli e coperture andrebbero smontati e rientrati al termine di ogni turno di lavoro. Una prospettiva che imporrebbe ai gestori importanti investenti per adeguare i gazebo, circa 15 mila euro pro capite. Negli scorsi giorni il sindaco Antonio Decaro ha inviato una nota a Francesco Canestrini, direttore della Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, con la richiesta di concedere l’ennesima proroga.
“Siamo in attesa di una moratoria almeno fino alle festività di Natale – spiega il portavoce dei commercianti di Bari vecchia, Gianni del Mastro – ma questo non risolve il problema. Il soprintendente chiede una valutazione di progetti omogenei, in gruppi di ristoratori attraverso le informazioni fornite dai progettisti per le singole aree urbane”. Strutture tutte uguali con gli stessi costi: la decisione potrebbe provocare la chiusura di decine di piccoli commercianti. “Non siamo contro la soprintendenza, chiediamo un tavolo di confronto. Ma dobbiamo pensare a sopravvivere”, conclude Del Mastro.