«Proprietà e management» della Saicaf «hanno ritenuto opportuno convocare i lavoratori e non le segreterie territoriali congiuntamente alle Rsu, un modus operandi che esula da qualsivoglia confronto sindacale corretto». Lo sottolineano in una nota le segreterie territoriali Flai e Uila Bari, dopo la nota con cui i dipendenti della Saicaf hanno detto di non voler aderire allo sciopero indetto dai sindacati dopo la dismissione dello storico stabilimento produttivo di Bari che, secondo l’azienda, si trasferisce in un altro punto della città.
«I lavoratori – sottolineano i sindacati – nell’ultima assemblea sindacale hanno dato mandato a Flai e Uila di indire lo sciopero ad oltranza fino a quando non ci fossero stati chiarimenti sul loro futuro. Dalla stampa apprendiamo che gli stessi lavoratori non aderiscono alla mobilitazione e che, con una nota firmata e diffusa dalla proprietà, sono vicini all’azienda. Una circostanza, questa, nata da una convocazione urgente di tutti i lavoratori presso i nuovi uffici di via Oberdan, che hanno incontrato la direzione aziendale nel primo pomeriggio di oggi e, quindi, a poche ore dalla diffusione del comunicato unitario». «Avendo interessato la task force regionale per l’occupazione, che ha prontamente convocato le parti per il 18 prossimo venturo – proseguono Flai e Uila – riteniamo che questa poteva essere la sede opportuna per l’azienda di informare le organizzazioni sindacali su quali fossero gli intendimenti della proprietà». «Aspettiamo la data del 18 settembre – evidenziano – per dire la nostra dinanzi ai componenti della task force regionale».
«Su Saicaf – proseguono Flai e Uila – smentiamo categoricamente qualsivoglia iniziativa di riorganizzazione comunicata e concordata con i sindacati». «Dal confronto avvenuto il 6 agosto scorso, durante il quale è stata comunicata la dismissione dell’opificio in via Amendola – evidenziano i sindacati – aspettiamo ancora oggi di conoscere ancora i piani ed i programmi aziendali che contemplino soluzioni per i lavoratori occupati nel reparto produzione e magazzino». «Chiarimenti – concludono – che avevamo sollecitato anche nella missiva del 29 agosto con la quale chiedevamo una convocazione per essere informati di quelle che erano le volontà aziendali».