Tre anni fa, il primo agosto del 2016, Claudio Marotta, ha lasciato Bari, la sua città, per trasferirsi a Zurigo. In tasca aveva una laurea in ingegneria informatica presa al Politecnico di Bari, un’esperienza di ricerca costruita in quattro anni al Cnr e un’esperienza lavorativa maturata in altri 5 anni passati in una piccola azienda informatica pugliese.
Oggi lavora ancora a Zurigo, fa il consulente informatico in una società che ha sede sia in Italia che in Svizzera, la stessa che tre anni fa gli propose di trasferirsi. «All’inizio ho scelto di accettare perché volevo fare un’esperienza all’estero», racconta Claudio che rientra perfettamente nel profilo di quelle 852 mila persone che – come stimato da Svimez nelle anticipazioni del suo Rapporto – negli ultimi 15 anni hanno lasciato il Sud Italia per andare a studiare o lavorare al Centro-Nord o, come in questo, caso all’estero.
Poi, «mi hanno offerto di rimanere a Zurigo con condizioni professionali ed economiche completamente diverse da quelle che avrei potuto ottenere in Italia (e soprattutto al Sud), così ho deciso di restare». Per ora, l’ingegnere informatico barese non ha alcuna intenzione di tornare a vivere in Puglia dove «al momento non avrei le stesse possibilità di crescita…ma magari tra un pò le cose potrebbero essere diverse». Quando legge notizie come quelle della «fuga di cervelli» dal Mezzogiorno, «mi sale la rabbia, ma si tratta comunque della scoperta dell’acqua calda, chi si laurea in città come la mia sa di non avere grandissime prospettive di carriera, soprattutto perché ci sono piccole aziende e poche multinazionali», fa notare Claudio che da lontano continua a seguire – soprattutto sui social, meno sui giornali – le vicende politiche italiane anche se «ormai mi preme più interessarmi della Svizzera».