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Carabiniere ucciso a Roma, il fondatore dei gruppi speciali: “Saviano vergognati”

Pubblicato da: redazione | Dom, 28 Luglio 2019 - 13:00

Ecco la lettera struggente del Comandante Alfa, nome in codice per nascondere la sua vera identità, fondatore dei gruppi speciali del Gis (le teste di cuoio dei carabinieri) sulla morte del giovane militare ucciso con 8 coltellate a Roma. Una lettera amara e durissima che sta facendo il giro delle chat delle forze dell’ordine. «Non riesco a dormire, quel sangue mi raffredda il cuore di sofferenza e rabbia. Non trattengo l’adrenalina , quasi non mi riconosco. 40 anni nel Gis 45 al servizio dell’Arma che ho contribuito ad onorare, pare quasi non siano serviti a chiudere gli occhi sulle troppe ingiustizie».

«Caro Mario -continua la lettera – non posso chiudere le palpebre perché rivedo il tuo sorriso, spento improvvisamente da chi a te si è avvicinato per uccidere, non era difesa. No, non ha buttato il coltello dopo la prima ferita che ti ha inferto. No, ha continuato finché dopo 8 (fendenti non ti vedeva soccombere sotto la sua spietata sete di morte . Non è più tollerabile tutta questa carneficina». «Al Generale dell’Arma dei Carabinieri – continua comandante Alfa – rivolgo l’appello più accorato, affinché, come massimo rappresentante di tutti i fedeli servitori dello Stato ma soprattutto del popolo italiano, faccia sentire la sua voce nelle sedi politiche e ministeriali di riferimento, per far sì che chi lavora rischiando per l’altrui incolumità sia messo in condizioni di poter difendere e di potersi difendere. Siano cambiate le regole d’ingaggio degli operatori di tutte le Forze di Polizia! Ora basta, non si è più carne da macello, non si è più in un contesto dove chi indossa la divisa viene deriso e vilipeso da coloro che la legalità la infrangono più volte al giorno»

Non è -continua il comandante Alfa- questione di colore di pelle, né di nazionalità, colore politico o religioso. La delinquenza – insiste il fondatore dei Gis – ha tutta lo stesso colore e odore… quello della morte. L’Arma è stata ferita al cuore, tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine lo sono. La politica la smetta di usarci come palloni ad una partita di calcio, di calci non ne possiamo più. Ora i calci vorremmo restituirli, poterli ridare indietro a coloro che offendono anche con parole denigratorie nei nostri confronti«. Ai ministri dell’interno e della difesa chiedo: »accelerate le leggi opportune«, »una persona può difendere la propria casa e noi che lo facciamo per mestiere e per amore non possiamo? L’Italia è la nostra casa, il suo popolo è la nostra famiglia, vogliamo avere tutti i mezzi per difenderla, provvedete velocemente. Questo paese è allo sbando dal punto di vista della certezza della pena«! Non esiste al mondo un paese più bello e fiero del nostro, ma nemmeno più deriso e quasi vilipeso. Non lo meritiamo. Vogliamo continuare a credere in quello che facciamo senza essere derisi da chi il giorno o dopo è già libero e ci denigra».

 La chiusa è in difesa dell’Arma. «Non vogliamo sempre essere accusati e violentati nell’animo per aver fatto il nostro dovere. Come fedele servitore dello Stato, ho vergogna e non posso starmene seduto ad aspettare che qualcosa si muova senza che io faccia nulla, e mi domando: »ma tutti i telefonini che riprendono le rare volte in cui siamo costretti ad usare la forza tacciandoci per criminali dov’erano quella triste notte in cui Mario ed il suo collega venivano aggrediti«? Non raccontiamoci la storia che era notte e buio , non la beve più nessuno»!« Poi il comandante ne ha anche per lo scrittore Saviano: »A Saviano rispondo «Vergognati»! Ho dato mandato alla casa editrice di rimuovere la fascetta con la sua prefazione dai miei libri (peraltro la sua prefazione non è stata una mia scelta)!”. Anche Rita Dalla Chiesa ha avuto parole dure nei confronti dello scrittore napoletano, accusato di aver strumentalizzato l’omicidio.

Saviano aveva scritto: “La sua morte è già territorio saccheggiato dalla peggiore propaganda. Delinquenti politici che, per allontanare da sé i sospetti sui crimini commessi, non esitano a usare i più deboli tra voi, e i più esasperati (ognuno ha una ragione per esserlo), per alimentare sentimenti razzisti che non hanno ragione di esistere. Quando la camorra uccide, non è pensabile incolpare tutti i campani. Mi rendo conto che non è semplice, ma sta a noi comprendere la reale situazione criminale del nostro Paese e difendere il sacrificio di un uomo, di un Carabiniere caduto mentre agiva rispettando il giuramento prestato alle leggi democratiche del suo Paese”.

Tornando alla lettera del comandante, un ultimo pensiero a Mario ed alla sua famiglia. «Quante volte ho provato il vostro dolore, troppe, ma ogni volta è diverso e la ferita più profonda. Che Dio ti accolga caro Mario tra le sue braccia, la tua misericordia nei confronti del prossimo era infinita da quello che apprendo. Ora tocca a te prendere la tua parte. Da lassù veglia e prega per la tua giovane sposa, per la tua famiglia di sangue e per quella di cuore che tutti ci accomuna….l’ Arma ! »Che la terra ti sia lieve! Comandante Alfa!«

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