Il caso del 50enne punto da una vedova nera e salvato dall’antidoto a Barletta ha sollevato numerosi interrogativi sulla presenza di questo ragno in Puglia. Abbiamo intervistato il professore Domenico Otranto, direttore di dipartimento di Medicina Veterinaria all’Università Aldo Moro di Bari.
Professore, la vedova nera è un tipo di ragno presente al Sud?
“Si, è presente in tutto il Sud Italia e nelle isole così come in altri paesi del bacino del Mediterraneo. Vive negli anfratti tra le rocce e sotto le pietre in ambienti umidi (tipo i muretti a secco). Le femmina del ragno può pungere e inoculare un veleno che causa reazioni severe ma raramente mortali. Diventa pericoloso nei bambini, per la quantità elevata di veleno rispetto alla massa del corpo, e in persone anziane o con condizioni debilitanti”.
La presenza di questo tipo di ragno è aumentata a causa dei cambiamenti climatici?
“È difficile correlare l’aumento delle temperature globali alll’aumento della presenza della vedova nera. Direi impossibile in assenza di studi specifici sull’argomento. Si tratta di ragni presenti nell’area e che per fatalità possono pungere un essere umano. Certo è che in uno studio pubblicato sul Journal of experimental biology nel 2015 da un gruppo di ricerca americano è stato dimostrato, in laboratorio, che l’incremento della temperatura causa un aumento della velocità delle tarantole. Anche il numero delle generazioni di questi aracnidi aumenta con l’aumento delle temperature. Messi insieme questi due elementi si può estrapolare che, anche se in mancanza di dati specifici, si, è altamente probabile che l’aumento delle temperature possa comportare un aumento della popolazione di questo ragno, considerando che anche se la vedova nera e la tarantola sono due aracnidi diversi, hanno un comportamento molto simile”.
Quindi nessun allarme in Puglia?
“No. Quando si viene punti è solo una fatalità. Il problema diventa preoccupante se vengono punti bambini o adulti con altre malattie”.