Una giornata al mare si trasforma in una lite per l’ombrellone e l’arrivo della polizia. Accade a Capitolo e a spiegare quanto successo domenica mattina il parlamentare del Pd, Ubaldo Pagano, nella bufera perché accusato di aver utilizzato il suo tesserino per fare valere le sue ragioni.
“Arrivo al Lido Torre Egnazia insieme a mia moglie e mia figlia di cinque anni, per trascorrere la giornata con la famiglia di un amichetto di mia figlia che ha un abbonamento stagionale al lido – racconta su Facebook Pagano in un lungo post – avevamo provato a prenotare un ombrellone il giorno prima ma dal Lido ci hanno risposto che bastava presentarci molto presto nello stabilimento, entro le ore 9.00, per averlo. E così abbiamo fatto, alle 8,45 in punto eravamo lì. Già dall’ingresso delle auto, ci veniva riferito che probabilmente non c’era disponibilità di alcun ombrellone, ma che potevamo andare a chiedere; quindi, si è recata in cassa mia moglie. Alla cassa c’era già un’altra persona che lamentava la tipologia di ombrelloni proposta – circa in ventesima fila – a cui era stato impedito di prenotare e pagarlo il giorno prima”.
Da qui la richiesta di una postazione migliore da parte di due famiglie. “Non ho preteso la prima fila – continua – né io mi sono qualificato in quel momento nella mia veste di parlamentare, ci mancherebbe. Le rimostranze erano motivate unicamente alla luce delle indicazioni fornite il giorno prima dal personale dello stabilimento, che aveva suggerito ad entrambe le famiglie di recarsi ad orario di apertura lido per avere sicuramente la possibilità di trovare un ombrellone in posizione migliore. In un lido di almeno cento/centocinquanta ombrelloni sostenevano, invece, che erano tutti degli ospiti dell’hotel e degli abbonamenti e c’erano solo pochi posti disponibili in penultima e ultima fila della zona chiamata conca, molto distante dal mare. Sarebbe bastato che la stessa cosa ce l’avessero detta il sabato quando abbiamo provato a prenotare per evitare questa discussione. Dopo circa un’ora, dopo aver regolarmente pagato il servizio e atteso inutilmente il direttore dello stabilimento, siamo stati accompagnati a sistemarci all’ombrellone in penultima fila della conca, informandoci solo allora, con fare sfidante, che avremmo dovuto parlare con la polizia che era stata chiamata dal lido, non si capisce bene per quale motivo, visto che in nessun momento della discussione sono stati alzati i toni”.
“Sono stato chiamato mentre ero in riva al mare dopo aver fatto il bagno e mi sono recato pazientemente in reception dove ho incontrato due agenti della polizia che hanno potuto rilevare la mia assoluta pacificità – continua il racconto – pur nel disappunto per la presa in giro subita. Solo a quel punto fornendo le mie generalità agli agenti ho mostrato come documento il tesserino di parlamentare non avendo portato con me la carta di identità. Questa storia (tentativo di prenotare, arrivo entro le ore 8.45, discussione di un’ora insieme ad altri nuclei familiari per avere un posto migliore, accettazione del posto in penultima fila con regolare pagamento, sopportare tutto questo per mantenere la parola con la propria bambina, dover dare spiegazioni alla polizia assurdamente chiamata per motivi così banali) dimostra che mi sono sempre comportato come ciascuno di voi senza mai abusare del ruolo istituzionale, anche in un momento di disagio come quello dove ritenevo di subire una presa in giro”.