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In 3mila dalla Puglia a Reggio Calabria per difendere il Sud e protestare contro il governo giallo-verde

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Sab, 22 Giugno 2019 - 13:00

In tremila dalla Puglia e poi dalla Sicilia, dalla Campania, ma anche  dal Veneto, da Torino e da ogni angolo della Calabria. Sono 25mila, per i sindacati, i partecipanti alla manifestazione «Ripartiamo dal Sud per unire il Paese» promossa da Cgil,Cisl e Uil a Reggio Calabria. Ci sono lavoratori e pensionati, tantissimi lavoratori precari e molti migranti tra quanti manifestano per chiedere attenzione e spazio nell’agenda del Governo per il Sud, che ha enormi potenzialità, secondo i sindacati, ma rischia di ancora posizioni accrescendo il divario con il resto del Paese e dall’Europa.

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“Da Reggio Calabria oggi arriva forte un segnale alla politica e al governo: non è il Sud che chiede più attenzione e più investimenti magari con il cappello in mano. C’è tutto il Paese rappresentato, fatto di lavoratori, pensionati, giovani, che lavora e produce, dalla Lombardia alla Toscana all’Emilia, che qui ha manifestato con Cgil Cisl Uil e che sa bene che senza risolvere il gap tra Il Mezzogiorno e le aree più sviluppate, non ci può essere futuro e ripresa per l’Italia”: è quanto afferma il segretario generale della Cgil Puglia a margine della manifestazione nazionale Ripartire dal Sud per unire l’Italia che ha visto sfilare questa mattina migliaia di persone nel capoluogo calabrese.

“La Cgil ha scelto da tempo di porre questa parte del Paese al centro della propria strategia – prosegue Gesmundo, segretario – formulando una proposta complessiva che si regge sull’aumento dell’investimento pubblico verso le regioni del Sud dal 34,5% al 45% del capitale statale, sulla creazione di un’Agenzia per lo sviluppo, su un miglioramento della mobilità e delle infrastrutture e su un piano straordinario per la messa in sicurezza per il territorio”.

Lo sviluppo del Mezzogiorno e dei suoi 20 milioni di abitanti “non può essere infatti relegato a una questione marginale, ne può passare da processi di deindustrializzazione. Servirebbe invece mettere in moto e governare processi di innovazione e investimenti che valorizzano il lavoro qualificato e stabile. Non ci può essere futuro per i giovani nei nostri territori come altrove con lavori precari e saltuari. Non ci può essere futuro senza infrastrutture ferroviarie e viarie che incidono sul costo delle produzioni, senza interventi sulle politiche energetiche e sul risanamento ambientale. Questo chiediamo al Governo e la giornata di oggi è solo l’inizio della mobilitazione”.

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