I dati Istat sulla povertà in Puglia «confermano l’efficacia del reddito di dignità», la misura della Regione contro la povertà. La nota Istat 2019 fotografa la diffusione della povertà in Italia riferita all’anno 2018, e complessivamente a livello nazionale registra una incidenza della povertà relativa dell’11,8% con una riduzione rispetto al 2017 dell’1,5%.
«Dalle stime che le tavole statistiche allegate riportano, si evince finalmente la ripresa di un trend positivo per la Puglia», sottolinea la Regione. «Dopo gli ultimi tre anni in cui l’incidenza della povertà relativa è cresciuta in linea con le altre Regioni del Mezzogiorno, nel 2018 la Puglia ha fatto registrare la prima inversione di tendenza, con una incidenza del 20% (- 1,6% rispetto al 2017 ndr), e tra le Regioni meridionali grandi, come Campania, Sicilia e Sardegna, è la Regione che ha la più bassa incidenza. Addirittura le stime della povertà relativa in Campania registrano ancora un incremento di 0,5%», si evidenzia.
La Puglia si posiziona quindi al di sotto della media di povertà relativa del Mezzogiorno, che è ferma al 22,1%, e «prende una china positiva in cui l’insieme delle politiche che rendono più accessibili i servizi socioeducativi e socioassistenziali e delle politiche di sostegno al reddito, producono un primo effetto positivo, nonostante la situazione complessiva di frenata dell’economia e del mercato del lavoro che le statistiche a livello nazionale ci restituiscono. Questo dato conferma – sottolinea la Regione – l’efficacia della misura regionale messa in campo due anni fa dalla Regione Puglia, il Reddito di Dignità, di cui hanno beneficiato nel primo biennio circa 30mila famiglie pugliesi. Si tratta di un dato incoraggiante, anche considerando che per la prima volta dopo molti anni quasi tutte le Regioni del Centro-Nord registrano una crescita della povertà relativa e scoprono le nuove povertà, che riguardano anche le famiglie in cui sono presenti redditi da lavoro, ma comunque insufficienti a sostenere una vita dignitosa soprattutto in aree urbane con costo della vita più elevato».