La sentenza della Corte di Cassazione sulla vendita della cannabis sativa fa ancora discutere e accende polemiche. L’associazione pugliese dei produttori è sul piede di guerra:
“CanaPuglia – si legge in un comunicato – avrebbe voluto attendere le motivazioni della decisione prima di esprimersi, pur tuttavia, a seguito delle segnalazioni di clienti e fornitori, si vede costretta a intervenire. CanaPuglia chiede anzitutto la convocazione urgente e immediata del tavolo tecnico istituitosi nel 2012 presso il Mipaaf, di cui il presidente di CanaPuglia, Claudio Natile, fa parte. L’obiettivo del tavolo era armonizzare il quadro normativo e promuovere la filiera multiuso della canapa in Italia, ma così non è andata. La legge, infatti, è rimasta monca proprio nella parte in cui si sarebbe dovuta disciplinare la destinazione d’uso dell’infiorescenza come alimento. Dal 2012 a oggi, nonostante le continue sollecitazioni, nulla è stato fatto, giungendo a questo vuoto normativo che lascia spazio a cattive interpretazioni e getta fango sulla pianta, di cui l’Italia, negli anni Quaranta, era il secondo produttore al mondo (senza peraltro limiti di thc)”.
La sentenza ha prodotto un allarmismo nel mercato con danni economici per gli operatori. “Per fare soltanto alcuni esempi – spiega il presidente di Canapuglia – una delle più grandi aziende che producono cosmetici a livello nazionale, ha perso, in soli tre giorni, cinquemila euro di fatturato oltre ad aver subito l’annullamento di ordini futuri. Un agricoltore della provincia di Bari ha distrutto – per paura di perdere ulteriori investimenti – due ettari di coltivazione di canapa, finalizzata all’estrazione di CBD (cannabidiolo), che sarebbe stata lavorata in Italia nel neonato stabilimento di Ragusa, nel quale una multinazionale canadese ha investito, nel 2018, ventiquattro milioni di dollari proprio per la trasformazione delle infiorescenze in olii, cristalli di CBD e alimenti, ottenendo tutte le autorizzazioni necessarie”, prosegue Natile.
“Un giovane barese, che da poco ha costituito un’azienda agricola, anche grazie alla consulenza di CanaPuglia, ha dovuto fermare l’acquisto di strumenti utili alla produzione, bloccando dunque di fatto l’indotto”. E chiarisce: “Questo significa non accendere un conto corrente presso le banche, non aprire partite Iva, non assumere personale, non affittare o acquistare il locale sede del progetto, non versare contributi e tasse, e così via”. Canapuglia, insieme ad altri operatori, ha stimato il danno economico, in sole 72 ore, di oltre dieci milioni di euro.