Mentre l’Università di Bari è alle prese con la scelta del nuovo rettore, scoppia il caos fuoricorso. Durante l’ultimo senato accademico il direttore generale, vista la presenza di ben 12mila studenti non in regola con il percorso di studi, ha presentato una proposta che ha fatto davvero molto discutere. E che è stata respinta (temporaneamente).
La proposta
La proposta prevedeva di invitare tutti gli studenti fuori corso a presentare istanza di rinuncia agli studi in bollo, esonerandoli dal pagamento delle tasse e dei contributi per gli anni accademici precedenti. Per poi reimmatricolarli allo stesso corso, convalidando gli esami già tenuti. Oltre all’attivazione di corsi intensivi e di tutoraggio. In questa maniera l’Ateneo vedrebbe azzerare il numero di fuori corso potendo usufruire quindi di maggiori finanziamenti mentre gli studenti non si troverebbero a pagare tasse elevate (secondo quanto previsto appunto per chi è fuori corso).
La bocciatura
Tutte le rappresentanze studentesche hanno espresso in Senato le proprie perplessità circa la realizzabilità di tale proposta.
I senatori di UP non si sono “opposti” alla proposta in sé ma hanno sollevato numerose perplessità, nonché la necessità di un intervento di monitoraggio della condizione degli studenti fuori corso.
“Dobbiamo domandarci – ci spiega Maria Ragno, senatrice per la coalizione Up – perché gli studenti vanno fuori corso. Dipende dal fatto che molti non riescono a pagare gli studi e quindi devono lavorare contemporaneamente? O dai cosiddetti esami killer sui quali bisognerebbe fare una opportuna valutazione?”.
Più drastici i ragazzi di Link:
“La questione dei fuoricorso non deve essere conosciuta solo da noi studenti e dall’amministrazione: la proposta avanzata nella scorsa seduta del Senato Accademico è vergognosa. Non ci si deve comportare da Ponzio Pilato davanti ad un problema strutturale che riguarda ciascuno dei 45.000 studenti baresi: prima bisogna fare i conti con la realtà, guardando alle reali condizioni in cui svolgiamo lezioni, esoneri ed esami, al rapporto con la ricerca, alle biblioteche e al materiale didattico”.
Si è deciso quindi di istituire una commissione ad hoc per affrontare il problema. Per ora la proposta è stata solo rimandata.