La Puglia si conferma come la regione con il più alto numero di indicatori in miglioramento nella sanità. Nel 2015 solo tre gruppi di indicatori erano in area buona/eccellente, nel 2018 sono 14. Le criticità maggiori sono riscontrate negli screening oncologici, del colon-retto in particolare.
I dati sono stati diffusi questa mattina durante un incontro al quale hanno partecipato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e la Rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Responsabile del Laboratorio Management e Sanità (Mes) dell’Istituto di Management Sabina Nuti che hanno presentato i risultati del Sistema di Valutazione dei Sistemi sanitari regionali – più comunemente noto come i “Bersagli” – della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, oggi condiviso da 10 regioni italiane (Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto) e dalle 2 province autonome di Trento e Bolzano.
Tra le criticità emerse le dimissioni volontarie da reparto. Area di miglioramento e di eccellenza è quella della deospedalizzazione con la riduzione dei ricoveri inappropriati, di quei ricoveri che dovevano essere trattati negli ambulatori. Sono scesi da oltre 170 punti nel 2015 a sotto i 120 del 2018. Miglioramenti anche nell’assistenza materno-infantile. Si confermano le eccellenze in campo oncologico, in materia di tempi di attesa per la chirurgia oncologica e in tema di percorsi integrati oncologici. Sul cancro il sistema Puglia non ha nulla da invidiare fuori e punta a tenere vicino casa la gestione di disagio estremo. L’assistenza diventa poi sempre più territoriale.
I dati dell’indagine sono quantitativi e provengono dall’immenso patrimonio dei dati delle regioni. Sono 400 indicatori per una pluralità di dati: si va dal costo sanitario pro-capite all’equilibrio finanziario, fino alla sicurezza sul lavoro e all’assistenza pediatrica.
“Abbiamo voluto chiedere all’inizio della legislatura – ha detto il presidente Emiliano – ad un organismo indipendente, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, scuola di eccellenza post universitaria, di tenere sempre il termometro sotto l’ascella della sanità pugliese. Lo abbiamo fatto perché volevamo un soggetto terzo, indipendente, che misurasse i risultati della sanità pugliese. È evidente che il miglioramento negli ultimi anni è fortissimo. Ma è altrettanto chiaro che la percezione di questo miglioramento non è ancora arrivata alla popolazione. Lo dobbiamo ammettere: sono tantissime ancora le cose che non vanno bene, che non funzionano e nonostante questo trend così chiaro dal punto di vista dei numeri, c’è ancora una marea di lavoro da fare“.
“L’esperienza del network delle Regioni – ha detto il direttore di Aress Puglia, Giovanni Gorgoni – ha consentito alla Regione Puglia di migliorare i propri indicatori, perché così abbiamo capito dove sono le buone pratiche dove apprendere”.
“Gli indicatori pugliesi su cui si registra un miglioramento sono assai superiori rispetto a quelli in cui c’è uno stallo o un leggero peggioramento”. Lo ha detto la rettrice della Scuola Sant’Anna di Pisa, prof.ssa Sabina Nuti che ha proseguito: “Le regioni del sud come Basilicata e Puglia hanno messo il turbo negli ultimi anni e sono migliorate molto di più delle regioni del centro-nord che naturalmente partivano da situazioni di migliore performance. La Puglia è riuscita sicuramente a rimettere equilibrio nei diversi setting assistenziali, per esempio nel ruolo dell’ospedale. Prima aveva una ospedalizzazione molto elevata, si andava in ospedale per cose inutili, queste prestazioni ad alto rischio di inappropriatezza sono state veramente ridotte in modo significativo e la Puglia in questo campo ha raggiunto le regioni best in practice”.