Dura protesta dei sindacati Fabi -First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin contro la Banca popolare di Bari. “Nei giorni scorsi – si legge in una nota – è stato reso pubblico il primo dato ufficiale che indica quanto sia grave la situazione del Gruppo BPB: la Banca Popolare di Bari chiude il bilancio 2018 con trecentosettantadue milioni di euro di perdita, un risultato negativo senza precedenti nella storia di questa azienda. Un risultato che dimostra come nel corso degli ultimi anni il top management tutto, nei continui avvicendamenti al vertice, abbia operato scelte sbagliate e condotto un’errata gestione”.
I sindacati condividono le preoccupazioni dei risparmiatori ma chiedono tutele anche per i dipendenti.
“Dalla intranet aziendale, per il tramite di un job posting, veniamo a conoscenza della futura creazione di un ufficio che si occuperà del piano industriale. Di tutto questo non è stata data la benché minima notizia ai sindacati violando le procedure previste. E, mentre la narrazione e l’attenzione sono concentrate su questi temi, vi è un unico elemento del tutto misconosciuto e ignorato: i lavoratori e le lavoratrici del Gruppo. I dipendenti sempre più di frequente sono vittime di aggressioni anche fisiche, spesso citati in ingiuste cause, proditori procedimenti penali e, come se non bastasse, destinatari di contestazioni disciplinari. Nessuno si preoccupa dei dipendenti, anzi nemmeno si parla di loro, che rischiano di diventare i capri espiatori del difficile momento che la Banca sta attraversando. A questo gioco noi non ci stiamo”.
I sindacati promettono battaglia. “Difenderemo con tutti gli strumenti a nostra disposizione i diritti e i posti di lavoro dei più di tremila dipendenti del Gruppo – continua la nota – Non si può pensare di risolvere questa crisi facendone pagare, ancora una volta, il prezzo a lavoratori e lavoratrici. Tuteleremo la stabilità occupazionale nel Gruppo BPB fondamentale per gli oltre tremila dipendenti e le loro famiglie ma anche per l’economia dei territori. Al top management aziendale chiediamo correttezza, coerenza e chiarezza”.