Pasquale Di Rella è il candidato sindaco per il centrodestra a Bari: 53 anni a giugno, sposato con Angela e papà di Alessia. La sua decisione di candidarsi? “Per dare un futuro ai ragazzi come mia figlia che decidono di non studiare a Bari perché qui non vedono un futuro”.
Perché ha deciso di candidarsi a sindaco?
“La mia candidatura nasce dalla decisione di Alessia di non studiare a Bari ma di trasferirsi a Roma. Ricordo ancora quando me lo disse, ricordo le sue parole: “La città non offre granché per noi giovani”. Mi ha creato una ferita profonda perché dopo aver amministrato per anni la città, ho capito che non era cambiato nulla. Ed allora ho deciso di candidarmi. Di farlo per loro, per la mia famiglia, per tutti coloro che non vedono più in Bari un futuro. Ma ci tengo a precisare che la mia scelta di abbandonare il Partito Democratico e di dimettermi dalla carica di presidente del Consiglio comunale è antecedente alla candidatura da sindaco”.
Quindi la decisione di sua figlia di lasciare la città è stato l’elemento scatenante? “Esatto. Alessia rappresenta tutti i giovani baresi o gran parte dei giovani baresi che non vedono speranze per il loro futuro qui a Bari. Per loro vorrei cambiare le cose”.
Come la sua famiglia ha preso la sua decisione di candidarsi?
“Mia figlia non entusiasticamente, lei vorrebbe che il papà fosse meno esposto a quelle attenzioni non sempre benevoli che la politica riserva. Mia moglie è stata contenta perché crede che quando le cose non vanno si debba combattere”.
Ha timore di togliere tempo alla sua famiglia?
“Sono riuscito a fare credo bene sia l’assessore che il presidente del Consiglio, nello stesso tempo il marito e il papà. Non mi spaventa fare il sindaco. Ho l’appoggio delle persone più importanti per me: in questi anni sono state molto comprensive e per questo le ringrazio”.
Quando è entrato per la prima volta in politica?
“Sono stato eletto la prima volta nel 1985, facevo il quinto liceo scientifico allo Scacchi. Sono stato eletto nell’ottava circoscrizione Libertà Marconi San Girolamo. Io sono nato, cresciuto e risiedo nel Libertà, conosco bene questo rione, lo amo profondamente. Entrai con la Democrazia Cristiana. Ed avevo alle spalle anni di volontariato cattolico e di impegno sociale. Io sono cresciuto tra calcio e schede elettorali e proprio dal volontariato cattolico ho deciso poi di entrare in politica. Sono stato dal 1985 al 1992 il cofondatore del centro sociale libertà che si è occupato della prevenzione della devianza e dell’ assistenza di anziani e minori. Quel centro sociale è stato chiuso nel 1992: è stata una bellissima esperienza, ma si basava sull’autofinanziamento e alla fine tutti hanno preso strade diverse”.
Qual è l’incontro più intenso che ha avuto in campagna elettorale?
“Ogni incontro con i cittadini della periferia. Quando parli con un ragazzino di San Pio, del San Paolo, ti resta qualcosa dentro. Quando ascolti il loro disagio, ma anche la loro ricerca di una speranza per il loro futuro: sono loro che ogni giorno mi danno la forza”.
Come trascorrerà la giornata del 26 maggio?
“Andrò a votare con la mia famiglia, poi manterrò i contatti con i collaboratori. Penso che andremo in giro per i comitati dei candidati e delle altre liste e poi la sera a casa a seguire serenamente le maratone delle europee. Il giorno dopo seguiremo lo spoglio per le Comunali”.
Qual è il punto del suo programma al cui tiene maggiormente?
“Ne cito più di uno: abbattimento delle tasse legato a investimenti per l’occupazione, eliminazione degli sprechi, abbattimento dei costi della politica, rivitalizzazione del commercio fisso e ambulante che è stato davvero abbandonato in questi anni di amministrazione di centrosinistra. Attenzione alle periferie. Questo è quello che voglio fare e lotterò con tutto me stesso per portare avanti i miei impegni”.