«Un intervento normativo del quale proprio non si sentiva il bisogno e che probabilmente soddisfa la pancia della popolazione, assetata di sanzioni esemplari, ma che alle mafie finisce per rendere un favore». Così il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, in una lettera pubblicata dai giornali locali, commenta la nuova legge che vieta il beneficio del rito abbreviato agli imputati di reati punibili con l’ergastolo, proposta dalla Lega e approvata il 12 aprile.
Per Volpe, la nuova norma potrebbe causare un «incremento sensibile del rischio di scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia degli imputati detenuti», «la celebrazione di pubblici dibattimenti nei quali assumere le prove esporrà a gravi rischi i testimoni chiamanti a deporre nei processi contro le mafie» e conseguentemente «aumenterà sensibilmente il numero delle intimidazioni e conseguenti ritrattazioni».
E c’è di più. Il procuratore ricorda che «attualmente qui a Bari il 100% dei collaboratori richiede il rito abbreviato: privarsi del loro fondamentale apporto renderà estremamente difficile il lavoro degli inquirenti»; inoltre, c’è il rischio di «attese lunghissime, di mesi, perché si giunga sentenza». Dati alla mano, Volpe spiega che «nel 2017 in 28 procedimenti, 13 della Dda, è stato da noi contestato il delitto di omicidio volontario e 33 imputati sono stati rinviati a giudizio per delitti puniti con l’ergastolo o reati a essi connessi» e «procedimenti che prima venivano trattati con il rito abbreviato dinanzi al giudice dell’udienza preliminare di Bari, gup distrettuale, saranno invece frammentati tra sedi giudiziarie diverse. Conseguentemente aumenteranno i rischi di disomogeneità giurisprudenziale, mentre i magistrati della procura saranno costretti a continui e prolungati spostamenti».
Dopo aver elencato tutte le criticità della legge, il procuratore di Bari conclude assicurando che «continueremo come sempre, nel rispetto delle leggi, a perseguire l’obiettivo che Giovanni Falcone assunse a finalità della sua intera esistenza, fino al sacrificio estremo: il contrasto alle mafie. Nella speranza che qualcuno, però, non remi contro per insipienza o demagogia».