Era stata ricostituita in Veneto, dopo che il gruppo era stato sgominato a Bari dopo il pentimento del boss defunto Antonio Di Cosola (in foto copertina), una “cellula” del clan camorristico barese Di Cosola, e in provincia di Verona aveva avviato un traffico di marijuana e cocaina, scoperto e disarticolato oggi nel blitz dei carabinieri coordinato dalla Procura antimafia di Venezia. A illustrare l’operazione è stato il Procuratore distrettuale antimafia di Venezia, Bruno Cherchi, assieme al colonnello Ettore Bramato, comandante provinciale dei carabinieri di Verona.
Complessivamente sono state eseguite 19 misure cautelari, di cui 10 nel capoluogo scaligero (sei in carcere e quattro agli arresti domiciliari) e nove nelle province di Bari e Barletta (cinque in carcere e quattro ai domiciliari). Dalle indagini è emerso che un affiliato al clan, operante in riva all’Adige da una ventina d’anni, aveva avviato e dirigeva il traffico di marijuana e cocaina dalla Puglia, che giungeva in Veneto tramite pacchi contenenti ricambi per automobili inviati con corriere espresso a ignari artigiani e meccanici, in particolare, oppure con corrieri che viaggiavano in pullman di linea, con biglietto andata/ritorno pagato dall’organizzazione.
Ogni settimana si è stimato giungessero nel veronese uno o due chilogrammi di marijuana e 2-300 grammi di cocaina pura, destinati alo spaccio sul territorio. Dalla denuncia di un artigiano, minacciato dagli appartenenti al clan, sono scattati nel novembre 2016 gli accertamenti con intercettazioni telefoniche e controlli del territorio, sia in Veneto che in Puglia, sfociati negli arresti odierni. Oltre al reato di associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga, la procura antimafia contesta il possesso di armi, minacce ed estorsione.