Ammonterebbero in tutto a due milioni di euro le tangenti pagate dall’imprenditore Flavio D’Introno ai due ex magistrati di Trani, Antonio Savasta e Michele Nardi, in cambio di sentenze favorevoli.
È quanto avrebbe dichiarato ieri lo stesso D’Introno, secondo quanto riferito dai quotidiani locali, nel corso dell’incidente probatorio richiesto dalla Procura di Lecce nell’ambito dell’inchiesta su presunte tangenti pagate in cambio di procedimenti penali favorevoli, che lo scorso 14 gennaio ha portato all’arresto di Savasta (ai domiciliari) e Nardi (in carcere), e dell’ispettore di polizia del commissariato di Corato (Bari) Vincenzo Di Chiaro (in carcere). Secondo quanto riferito dai quotidiani, D’Introno, che con le sue dichiarazioni ha svelato quello che è stato definito il «sistema Trani», avrebbe dichiarato di aver dato 1,5 milioni di euro, un rolex, diamanti e alcuni viaggi a Nardi, e 500mila euro a Savasta: il tutto per provare a sistemare i suoi problemi giudiziari.
L’imprenditore, inoltre, avrebbe detto che Nardi gli confidò di avere aperto un conto allo Ior (l’Istituto per le opere religiose in Vaticano). D’Introno è indagato insieme ad altre quattro persone: l’ex pm di Trani, Luigi Scimè, l’avvocato Giacomo Ragno, l’ex cognato di Savasta, Savino Zagaria, e il carabiniere Martino Marancia, per presunti episodi di corruzione, concussione, falso, calunnia, millantato credito ed estorsione. La prima udienza dell’incidente probatorio, davanti al gip Giovanni Gallo, dopo quasi dieci ore è stata aggiornata a giovedì prossimo.