Baby gang, piccoli boss in erba, spacciatori. Oppure adolescenti “normali” ma “annoiati”, che decidono di trascorrere il loro tempo terrorizzando altri coetanei e persino adulti. In Puglia sono 1.337 i minorenni a rischio, ragazzini tra i 14 e i 17 anni che hanno già sbagliato una volta commettendo un reato penale e che, quindi, sono stati segnalati dall’Autorità giudiziaria agli Uffici di servizio sociale minorile (Ussm). Dei 1.337, 804 risiedono a Bari, che è la sesta città in Italia.
In Italia, nel 2017, ultimo dato disponibile, sono stati 13.400 i minori seguiti, il 10% risiede in Puglia. Di questi 13.400, 9.485 sono italiani: le città con il maggior numero di minori a rischio sono Roma (1.641), segue Milano (1.590), poi Bologna (939), Napoli (907) Firenze (885) e Bari (804). “Con riferimento alle tipologie di reato – si legge nella relazione del Dipartimento di giustizia minorile e di comunità – prevalgono in particolare i furti e le rapine, molto frequenti sono anche le violazioni delle disposizioni in materia di sostanze stupefacenti, mentre tra i reati contro la persona si osserva la prevalenza delle lesioni personali volontarie”.
In Puglia l’allarme sulla devianza minorile non riguarda solo baby boss o baby gang, piccoli criminali che crescono, purtroppo, seguendo l’esempio di fratelli e papà con alle spalle una lunga carriera criminale. Il disagio riguarda anche una larghissima fetta di minorenni – spesso adolescenti o poco più – “insospettabili”, cresciuti ed educati in contesti sociali ed economici “normali”. Ad esempio, in una relazione trasmessa al presidente della Corte di appello, il procuratore capo del Tribunale per i minorenni di Bari, Ferruccio De Salvatore, avverte: “Sono diffuse – evidenzia – le aggressioni di minori ai danni dei genitori e specialmente delle madri, spesso per la pretesa di denaro da spendere per divertimenti o l’acquisto di sostanze stupefacenti, ma anche come reazione alla legittima pretesa dei genitori del rispetto degli orari o del divieto di frequentazioni pregiudizievoli. Ancora una volta si ribadisce che i dati relativi a questo tipo di condotte, che disegnano la figura di un vero e proprio minore maltrattante, sono assolutamente parziali poiché tale tipo di violenza domestica emerge soprattutto dalle relazioni dei Servizi territoriali acquisite a fini civili e molto più raramente da denunce penali che i genitori sono riluttanti a sporgere”.