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Bari, naufragio della Norman Atlantic: chiesto un nuovo sequestro del traghetto

Pubblicato da: redazione | Lun, 6 Maggio 2019 - 10:27

È cominciata nell’aula bunker del tribunale di Bitonto, in provincia di Bari, davanti al gup Francesco Agnino, l’udienza preliminare del processo per il naufragio della motonave Norman Atlantic avvenuto nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014, al largo delle coste albanesi. Sono presenti i due pm dell’accusa Federico Perrone Capano e Ettore Cardinali e diversi avvocati delle parti offese e dei circa 32 imputati per i quali è stato chiesto a dicembre scorso il rinvio a giudizio. A bordo dell’imbarcazione, partita dalla Grecia e diretta in Italia, ad Ancona, scoppiò un incendio devastante mentre si trovava nel canale d’Otranto dove c’era mare in burrasca e temperature polari. Le fiamme e il successivo naufragio provocarono la morte di una trentina di persone (parte delle quali mai ritrovate) e il ferimento di oltre 60. In tutto sono 32 le posizioni per le quali a dicembre scorso è stato chiesto il rinvio a giudizio (30 persone fisiche e due società ).

Una richiesta di nuovo sequestro del relitto della motonave Norman Atlantic, di proprietà della Visemar, ormeggiata dal febbraio 2015 al porto di Bari, è stata avanzata dai difensori delle parti offese. A questa richiesta si sono affiancati i pm della procura della Repubblica del tribunale del capoluogo pugliese, Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, che rappresentano l’accusa e che a dicembre scorso hanno chiesto il rinvio a giudizio di 32 imputati, 30 persone fisiche e due società, la Visemar, (l’armatrice) e la greca Anek (noleggiatrice). Solo pochi giorni fa il relitto è stato dissequestrato dal gip del Tribunale di Bari Francesco Agnino che presiede l’udienza preliminare. Lo scopo della richiesta è quello di assicurare maggiori garanzie al contraddittorio. Durante la prima seduta, alla quale, secondo quanto si apprende, non era presente alcun imputato, i legali di circa un centinaio di parti offese (tra passeggeri e società) citate dall’accusa hanno chiesto di potersi costituire come parte civile nel processo. La decisione su queste richieste dovrebbe avvenire entro la prossima udienza fissata dal gup per il 21 maggio. In aula assenti i familiari delle vittime e dei dispersi (una trentina in tutto, di varie nazionalità) e i passeggeri feriti o intossicati, anche loro parti offese.  Non  hanno presentato richiesta di costituzione di parte civile (per il momento ma hanno ancora tempo per farlo) gli enti pubblici citati come parti offese (presidenza del consiglio dei ministri, quattro ministeri e l’Inail). Lo hanno fatto invece, tra gli altri il Codacons, associazione dei consumatori, e una autorità portuale.

«Questo è il peggior disastro marittimo dopo il Moby Prince e la Concordia. Le spinte per non farci fare il processo ci sono, sono passati quattro anni dal naufragio e a distanza di quasi un anno e mezzo dalla fine dell’incidente probatorio, quindi della perizia, la nave è rimasta sequestrata come doveva, come è stato per la Concordia che è rimasta sequestrata dentro il mare fino alla fine degli accertamenti». Lo ha detto l’avvocato Massimiliano Gabrielli, avvocato di diverse parti offese. «Qui – ha aggiunto – è stata ricostruita una parte della verità ma con molte zone d’ombra. Questo processo mette in discussione un sistema di trasporto a mare, dei traghetti RO -Pax cioè trasporto auto e passeggeri perché noi sosteniamo che siano indifendibili da certi incendi e questo un supplemento di perizia l’avrebbe potuto dimostrare. È stato disposto incredibilmente il dissequestro a una settimana dall’inizio del processo penale, la nave adesso sarà portata via e rottamata, fatta sparire velocemente impedendo ogni ulteriore accertamento su questo profilo dell’indifendibilità di questo tipo di traghetti dagli incendi». «A bordo – evidenzia – c’erano troppi mezzi, come ha già accertato la perizia, il traghetto era stato caricato all’inverosimile, è partito con mare in tempesta, le operazioni di rizzaggio sono state eseguite in modo approssimativo e soprattutto, ai fini di lucro, sono stati sistematicamente caricati tir frigorifero in misura nettamente superiore alla disponibilità delle prese della nave. Questo è all’origine dell’incendio, perché è stata consentita la navigazione con dei tir con motore a scoppio in moto. Difendiamo circa trentacinque passeggeri ma la gran parte è stata costretta ad accettare risarcimenti davvero ridicoli, insufficienti per via del tempo, greci, albanesi, costretti a chiudere velocemente».

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