Standing ovation, racconto intimistico della propria vita, botta e risposta scherzosi con la platea e la grande disponibilità tra selfie e autografi. Valerio Mastandrea, attore e regista romano, ha incontrato il pubblico del Bif&st 2019 con la master class nel teatro Petruzzelli di Bari.
Nonostante qualche acciacco fisico, Mastandrea si è raccontato senza filtri e con la consueta autoironia che ha scaldato il pubblico barese. C’è chi si è proposto come protagonista del suo prossimo film, altri hanno sciolinato analisi che lo hanno meravigliato.
Candidato per ben dieci volte ai David di Donatello, è considerato uno dei migliori attori italiani contemporanei. Protagonista di alcune pellicole di successo segnate quasi sempre da importanti temi sociali: “La prima cosa bella”, “Romanzo di una strage”, “Perfetti sconosciuti” e come produttore “Non essere cattivo”. Questa sera riceverà il premio alla carriera “Federico Fellini”.
“Spero non sia un premio di fine carriera – ironizza Mastandrea -. Come registra mi definisco poco coatto, non faccio movimenti esagerati con la macchina da presa. Tra i colleghi speciali, vedo Valeria Golino che mi ha colpito tantissimo per la sua voglia di cinema e le emozioni che trasmette.
“Per una donna – ha aggiunto – fare l’attrice e avere un cammino professionale sano e naturale è molto difficile, di più rispetto agli uomini. Ho iniziato la mia carriera nel 1993, sono trascorsi 26 anni, molte cose sono cambiate tra cui la percezione del pubblico. In pochi vanno al cinema, ancora meno guardano film italiani”.
Durante l’intervista ha ripercorso alcune tappe dell’ascesa verso il successo: “La prima volta che mi hanno riconosciuto per strada non è stata molto piacevole. Era un tifoso della Lazio che mi voleva menare come un attore romanista. Il primo provino è stato difficile, sono esperienze che non servono solo a chi seleziona il cast ma soprattutto a se stessi. Prima, da piccolo, ero terrorizzato quando camminavo per strada, sempre con la testa bassa. Perdere l’anonimato è stato un trauma ma anche veicolo di sicurezza”.
Negli ultimi anni il passaggio di competenze, un attore che passa dietro la cinepresa: “Ci sono state delle sceneggiature di cui mi sono innamorato alla pagina uno, altre volte ho consigliato di scegliere altri attori al mio posto. Ai giovani cineasti dico studiate, restate in Italia senza migrare all’estero e cercate di non pagare mai per educarvi al lavoro. Questo comparto dovrebbe essere un servizio pubblico”.
Poi uno sguardo al futuro del cinema: “Netflix esiste ed esisterà, penso che nell’audiovisivo stiamo attraversando un’evoluzione alla musica, dal vinile all’mp3. Per un periodo si perde il rituale, poi si ritorna alle origini. Spero che Netflix e il cinema possano coesistere, la sala ti garantisce una esperienza straordinaria”.