“Un premio intitolato a Fellini, consegnato su un palco prestigioso come questo e con una tale motivazione: vabbè, io ora vi saluto e me ne vado a casa!”. Ha esordito così, con la sua proverbiale ironia, Paola Cortellesi, prima protagonista delle Masterclass del Bif&st in un Teatro Petruzzelli totalmente gremito, con diversi spettatori che non sono riusciti ad accedervi. Il Federico Fellini Platinum Award le è stato consegnato dal Direttore Felice Laudadio, eccezionalmente al mattino dovendo l’attrice lasciare oggi stesso Bari per motivi di lavoro. Ma c’è stato ugualmente il tempo per intrattenersi a rispondere alle domande del regista David Grieco e di quelle del pubblico, al termine della proiezione di “Come un gatto in tangenziale”, uno dei film che hanno incoronato l’attrice come “regina del box office” (un grande successo si è rivelato anche il suo ultimo film attualmente sugli schermi, “Ma cosa ci dice il cervello”).
Proprio dal film interpretato accanto ad Antonio Albanese è iniziata la conversazione, ovvero dagli spunti che hanno ispirato la commedia che racconta l’incontro/scontro tra un intellettuale borghese della “Roma bene” e una giovane madre della periferia romana più complessa e degradata.
“Il film è nato da una esperienza personale che ha visto me e mio marito, il regista Riccardo Milani alle prese, alcuni anni fa, con una storia tra la seconda figlia del suo primo matrimonio e un ragazzo del quartiere Bastogi, un quartiere di Roma molto duro con un’alta presenza di criminalità. Con Riccardo eravamo inizialmente un po’ preoccupati poi abbiamo capito che stavamo discriminando luoghi e persone. Anche i genitori del ragazzo erano diffidenti, poi ci siamo conosciuti ed è andata molto bene. Da questo pensiero è nata l’idea del film. In quanto al mio personaggio l’ho scritto sulla base di persone vere, è la somma di tante donne che ho conosciuto, anche le mamme delle mie compagne di quando vivevo in periferia. Quello utilizzato nel film è un linguaggio che conosco, non ho avuto alcuna difficoltà a replicarlo.”
A Bastogi, Paola Cortellesi ha stretto anche un rapporto con le due sorelle Alessandra e Valentina, le ‘borseggiatrici’ del film che pochi mesi fa sono state nuovamente arrestate per furto aggravato.
“Siamo nel solco della commedia all’italiana” ha osservato l’attrice. “A me piace il cinema comico e ho fatto anche diversi film comici ma la commedia offre la possibilità di affrontare anche aspetti tragici, le miserie, l’ignoranza, di parlare del reale ma con ironia. La commedia sociale ti lascia ironizzare sulle cose, il che non significa essere superficiali. Parlare di cose brutte con ironia è difficile, quando ci riusciamo è importante perché il pubblico ride, si diverte ma ha anche spunti per dialogare. È bello fare un cinema popolare e nello stesso tempo utilizzarlo come un cavallo di Troia per veicolare certi contenuti. Certo, poi c’è Checco Zalone che è bravissimo, invece, a unire cinema comico e commedia, a fare ridere di pancia e nello stesso tempo fare un’analisi sociale, che lo spettatore può ritrovare se va in profondità. Lui sì che accontenta tutti.”
“Oggi ho la possibilità – ha concluso – di essere una protagonista: sono grata ai produttori per questo ma devo dire che il varco me lo sono aperta da sola, con la mia ‘tigna’ e il mio team con cui lavoro alle sceneggiature. Spero che in futuro le donne non debbano essere ostinate come lo sono stata io per raggiungere questo obiettivo”.
Nel corso dell’incontro, Paola Cortellesi e David Grieco hanno ricordato Raffaella Fioretta, che del Bif&st è stata per tanti anni Responsabile del Cerimoniale e che è scomparsa alcuni mesi fa. Riccardo Milani, che era suo amico, le chiedeva spesso di apparire con un ‘cameo’ nei suoi film: così anche in “Come un gatto in tangenziale”, appunto.