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Assalti ai bancomat con l’esplosivo, sgominata in Puglia la banda della marmotta

Pubblicato da: redazione | Ven, 19 Aprile 2019 - 15:00

La Compagnia Carabinieri di Fano  il 17 aprile scorso, nelle province di Bari, Foggia, Milano e Pesaro Urbino, ha dato esecuzione a sette decreti di perquisizione emessi dal Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Pesaro, dr. Giovanni Fabrizio Narbone, nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili degli assalti ad almeno sette postazioni bancomat sparse nella giurisdizione della Compagnia Carabinieri di Fano tra giugno e dicembre 2017.

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Gli assalti erano accomunati dalla stessa tecnica criminale: la deflagrazione dello sportello bancomat mediante un ordigno esplosivo artigianale denominato “marmotta” perché veniva letteralmente infilata nella bocchetta di erogazione del denaro e fatta deflagrare tramite miccia ovvero innesco elettrico. La potente esplosione era in grado di distruggere l’ATM e provocare ingenti danni ai locali della banca, solitamente retrostanti, nonché di creare un forte panico tra i residenti, fino ad anche a diverse centinaia di metri, che venivano svegliati nel cuore della notte dal boato fragoroso.

I sistemi di videosorveglianza hanno permesso di documentare che la banda, solitamente composta da quattro-cinque ladri, agiva in maniera sinergica riuscendo a compiere l’assalto in meno di tre minuti, dileguandosi con l’ingente bottino a bordo di auto rubate.

Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Fano sono state intraprese ad inizi estate 2018 a seguito del ritrovamento presso un’auto-rivendita di Lucrezia di Cartoceto gestita da un giovane di origini bulgare e da un 45enne, pugliese di Orta Nova, residente da diversi anni a Fano. Qui, grazie ad una segnalazione, i Carabinieri della Stazione di Colli al Metauro hanno trovato una marmotta svuotata della miscela esplosiva, un ariete artigianale e numerosi arnesi da scasso.

Le conseguenti indagini hanno permesso di documentare che il 45enne era di fatto il basista di altri due uomini, gravati da specifici precedenti, che a gennaio 2018 erano stati arrestati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Macerata mentre, in un comune di quella provincia, si accingevano ad assaltare l’ennesima postazione bancomat.

Le successive indagini tecniche e le reiterate trasferte in Puglia, Molise e Lombardia della batteria, hanno permesso ai carabinieri operanti di identificare i restanti componenti e di seguirli nei loro sopralluoghi alla ricerca di bancomat da aggredire. La banda è stata costretta a fermarsi per qualche mese in quanto i nuovi sistemi di sicurezza degli ATM, mandavano a vuoto i loro tentativi: pur facendo deflagrare lo sportello, il cotante restava al sicuro nella cassaforte disgiunta dall’erogatore.

Percepito che la batteria di banditi si stava riorganizzando ed avendo individuato la possibile cantina ove occultava l’esplosivo e gli arnesi da scasso, i carabinieri hanno deciso di bloccarli prima che potessero entrare nuovamente in azione con l’esecuzione dei decreti di perquisizione. In una cantina di un 36enne, muratore incensurato, residente ad Orta Nova, i Carabinieri della Compagnia di Fano, coadiuvati dal fiuto del pastore tedesco dei Carabinieri Cinofili di Modugno di Bari, hanno trovato centocinquanta candelotti con una carica pirotecnica micidiale, cinquantaquattro metri di miccia a rapida combustione e cinque manufatti in metallo, a forma di paletta allungata con manico, ancora da assemblare.

Sul posto, per rimuovere gli ordigni esplosivi improvvisati, sono intervenuti  gli artificieri del Comando Provinciale di Bari.

Il 45enne pugliese è stato quindi arrestato in flagranza di reato ed associato alla casa circondariale di Foggia, a disposizione della locale Magistratura. In  un’estesa masseria in agro di Cassano delle Murge di Bari, occupata abusivamente dall’allevatore 64enne (arrestato), volto ampiamente noto ai Carabinieri della locale Stazione per i pregressi precedenti penali, sono stati trovati alcuni tubi in pvc ove erano stati occultati sei fucili, perfettamente funzionati, tra cui un kalashnikov ed un MGV di fabbricazione cecoslovacca, una grossa smerigliatrice a scoppio utilizzata per il taglio di lamiere blindate, ricetrasmittenti sintonizzate sulle frequenze di lavoro dell’Arma dei Carabinieri, grosse mazze, asce, un innesco a batteria e diversi ordigni esplosivi di fattura artigianale.

L’indagine denominata Piedi di Corvo (dal nome dei chiodi a quattro punte che questi banditi lanciano al loro passaggio sulle strade percorse per dileguarsi indisturbati) è nelle fasi inziali perché se con l’odierna operazione sono stati assicurati alla giustizia i custodi delle armi, dell’esplosivo e di tutto l’occorrente per le due distinte condotte criminali, restano da identificare gli organizzatori ovvero gli esecutori materiali.

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