In merito alla denuncia dell’associazione Link sulla via crucis organizzata nel Policlinico, riceviamo e pubblichiamo la lettera – commento di un neolaureato in Medicina, Ermanno Arcamone.
“Il 29 Marzo 2019 alle ore 18:53 l’associazione LINK MEDICINA BARI pubblica sulla sua pagina Facebook foto di medici e gente comune che partecipano ad un rito religioso. Si tratta di una Via Crucis svoltasi nel Policlinico di Bari nel medesimo pomeriggio.
L’associazione dichiara: “Non è accettabile che un evento simile si verifichi in una struttura pubblica.”, “la via crucis ha toccato tutti i padiglioni dell’ospedale, offrendo uno scenario inconcepibile: medici che pregavano a gran voce e si inginocchiavano durante la preghiera.”.
La richiesta finale è: “noi chiediamo che le istituzioni del Policlinico, l’ASL di bari e la Scuola di Medicina ci diano chiarimenti in merito alla motivazione per la quale sia stato autorizzato un tale spettacolo”.
A supporto di queste parole, è presente nel testo un breve e confuso periodo riguardante tematiche di interesse etico e sociale (eutanasia, legge 194, obiezione di coscienza), che vengono poste tuttavia in maniera non lineare. Il termine laicità viene poi usato in maniera assolutamente di parte, in quanto viene considerato laico ciò che è contro i principi della religione cattolica, quando invece tale termine ha normalmente la semplice accezione di persona non consacrata o di opinione contrapposta a confessionale.
Considerando le parole “tale spettacolo”, “scenario inconcepibile” e “evento simile”, per non parlare dei toni impiegati, appare del tutto chiaro l’intento denigratorio dell’autore nei confronti della preghiera dei presenti alla manifestazione religiosa.
Se un comune cittadino avesse descritto un rito religioso con tale disprezzo, sarebbe stata un’opinione personale. Contestabile in termini di educazione e rispetto, ma pur sempre un’opinione.
Link è, invece, un’associazione studentesca, con alcuni membri eletti nei diversi consigli. Non solo vengono fotografate persone in un momento di raccoglimento, ma si contesta loro di essersi riunite, in maniera del tutto lecita, in preghiera. Sono medici, infermieri, pazienti e familiari. Gente comune che ogni giorno frequenta il Policlinico. Nulla poi avrebbe potuto vietare al sottoscritto di essere presente, con o senza il camice indossato.
Questa mancanza di rispetto nei confronti della fede dei singoli da parte di membri della politica universitaria è inaccettabile e offensiva per chiunque, sia esso studente, professionista o paziente all’interno del Policlinico di Bari.
Ad aggravare tutto questo, l’inopportuna richiesta di intervento delle autorità, come se un rito del genere fosse pericoloso per l’ordine pubblico ed offensivo per la collettività.
Ricordo che la libertà di religione e di manifestazione del proprio pensiero nel rispetto delle regole di convivenza civile è un principio costituzionalmente garantito.
Fortunatamente, il buonsenso di tanti ha prevalso e il post è stato ampiamente contestato (basti vedere i commenti sotto le varie condivisioni). Tuttavia, ritengo che altre siano le considerazioni da fare. Link ha offeso gratuitamente e senza un ragionevole motivo il diritto fondamentale di tanti malati di ricevere, se quando e come lo desiderano, conforto dalla preghiera e dalle istituzioni religiose. Verrebbe da chiedersi se questa denigrazione sia stata un’iniziativa di singoli o se è stata approvata dall’associazione in toto (per quanto riguarda la sua sezione di Medicina).
Il sottoscritto, neolaureato in Medicina e Chirurgia e da almeno tre anni fuori dalla politica studentesca, si domanda se le associazioni studentesche, che dovrebbero rappresentare più opinioni ed essere modello fondante di democrazia, ponendo alla base del loro essere il rispetto di tutte le opinioni purchè siano rispettose della legge e pacifiche, quale modello di rispetto democratico delle altrui opinioni e fedi propongano ai loro iscritti e alla comunità della facoltà di Medicina in generale.
Forse sarebbe opportuno che coloro che hanno pensato di pubblicare quelle foto e quel testo, meditassero su eventuali scuse”.