Nella giustizia amministrativa pugliese aumentano i ricorsi, diminuiscono le pendenze e si abbattono i tempi di processi, che si definiscono da un minimo di 10 giorni ad un massimo di 2 anni. Sono alcuni dei dati presentati in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar a Bari.
I ricorsi depositati nel 2018 al Tribunale amministrativo regionale della Puglia sono stati 1.600, il 15% in più rispetto all’anno precedente. Il 22% di questi (403) sono stati decisi, insieme ad altri circa 1.400 vecchi procedimenti, portando le pendenze totali a 4.096 (il 6% in meno dell’arretrato 2017). Con riferimento alle pendenze parla di «notevole passo in avanti compiuto» il presidente del Tar Puglia, Angelo Scafuri, nella sua relazione, se si pensa al «massimo storico» di «una ventina di anni fa con circa 34 mila ricorsi pendenti».
«Il contenzioso più rilevante è rappresentato da controversie inerenti il Governo del territorio» spiega Scafuri. Il maggior numero di ricorsi pendenti riguarda il settore dell’edilizia e urbanistica (1.166, il 28,4%), seguito da ambiente (220 ricorsi pendenti) e pubblico impiego (323). In questo settore il presidente Scafuri esprime «viva soddisfazione, attesa la rilevanza della materia e dei suoi riflessi sull’economia, per la completa evasione dei ricorsi in materia di appalti pubblici». Ci sono poi i ricorsi nel settore commerciale (335), dei contratti pubblici (201) e della sanità (373).
«Come ogni anno – dice il presidente Scafuri – non possiamo non stigmatizzare le fattispecie tipiche e sintomatiche di mala amministrazione». «Comprendiamo le difficoltà connesse con la scarsezza delle risorse finanziarie, – aggiunge – ma forse una migliore organizzazione consentirebbe di non risolvere le questioni in sede giudiziaria». Per il presidente Scafuri, comunque, «l’esercizio del potere in Puglia si atteggia secondo canoni di legalità. Qualche volta, più che contrarietà alla norma, c’è lo sconfinamento in quelli che sono i limiti del potere che il più delle volte non sono neanche dovuti a deliberati sviamenti ma alla fisiologia delle cose». Dall’analisi dei dati del 2018 «emerge una terra – dice Scafuri – dove il cittadino deve aver fiducia nella giustizia e in particolare in quell’amministrativa, visto che di questa parliamo. E sempre di più, perché pensiamo di aver dato conto che la nostra risposta è pronta ed efficace, quindi costituiamo un baluardo nei confronti dell’esercizio del potere pubblico».
«Sotto tutti gli indicatori di qualità risultiamo vincenti» dice ancora il presidente Scafuri. «Il tasso di ricambio – spiega – è nettamente superiore al 100%, significa che definiamo molti più ricorsi di quanti ne introitiamo, siamo al 115-120% circa. Abbiamo una rapidità di giudizi eccezionale, dai 10 giorni della sentenza breve ai 100 giorni dell’appalto, all’anno e mezzo, massimo due anni, per il rito ordinario e questo, tenuto conto che il legislatore indica dei canali preferenziali e che ci sono da rispettare a garanzia della qualità delle decisioni dei carichi di lavoro massimi, ritengo sia un’ottima performance»