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Embargo Russia, il settore agricolo della Puglia perde tre milioni di euro l’anno

Pubblicato da: redazione | Gio, 28 Febbraio 2019 - 19:45

L’agricoltura pugliese ha perso tre milioni di euro di esportazioni verso la Russia per via dell’embargo, lo rivela uno studio di Confagricoltura.

“Le conseguenze economiche dell’embargo della Russia sulle importazioni di prodotti agricoli e dell’industria alimentare sono molto pesanti per l’Italia. Dall’entrata in vigore del divieto di importazione di molti prodotti agricoli e dell’industria alimentare, il valore annuo delle esportazioni italiane (confronto 2018 su 2013) risulta ridotto di 153 milioni di euro (-22%), dopo aver raggiunto nel 2015 la punta di 324 milioni di euro”. Lo rileva il Centro studi di Confagricoltura nel rapporto: “Conseguenze economiche dell’embargo della Russia sulle importazioni dall’Italia di prodotti agricoli e dell’industria alimentare”.

I settori produttivi più colpiti, per Confagricoltura sono la frutticoltura (-100%), il comparto delle carni (-99,9%) e quello degli ortaggi (-99,7%). Seguono il latte e derivati (-93%) e le preparazioni di cereali (-31,3%). Le regioni italiane più danneggiate solo nel 2018 rispetto il 2013, sono state l’Emilia Romagna (-67 milioni di euro), il Piemonte (-42 milioni di euro) e il Veneto (-40 milioni di euro) la Puglia è passata da 12 a 9 milioni. “Tenendo conto – ha stimato il Centro Studi di Confagricoltura –  della crescita delle esportazioni italiane di prodotti agricoli e dell’industria alimentare verso la Russia nel periodo 2009-2013, e proiettandola nel periodo 2014-2018, si stima che il valore complessivo della perdita economica dell’Italia a causa dell’embargo russo sia stato 2.431 milioni di euro. Nel 2020 arriverebbe a 3.706 milioni di euro “.

Intanto gli agricoltori russi, incentivati dal loro governo a tendere all’autosufficienza alimentare, perseguono l’aumento produttivo in termini quantitativi e qualitativi. “Sollecitiamo l’Ue a riconsiderare le posizioni assunte – conclude Confagricoltura – poiché c’è il rischio che i nostri prodotti non trovino più spazio su questo importante mercato”.

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