Spaccatura tra i medici di due dei più importanti ospedali di Bari, quelli del Policlinico contro quelli del pediatrico Giovanni XXIII e viceversa. A far saltare i nervi è stato un comunicato trasmesso da alcune sigle sindacali la settimana scorsa relativo alla situazione finanziaria del Policlinico: l’ospedale ha chiuso l’ultimo bilancio con un “buco” di circa 43 milioni, il neo direttore generale, Giovanni Migliore, ha allora annunciato un piano di rientro triennale.
I sindacati hanno risposto duramente: “Si vuole conoscere nei dettagli – hanno attaccato – l’incidenza sul bilancio aziendale del polo Pediatrico che, a parole, ormai da circa due anni è in fase di autonomizzazione, ma, nei fatti, ad oggi grava completamente sul bilancio del Policlinico per svariati milioni. A tal proposito, giova ricordare che già nel 2005 il Policlinico con l’accorpamento del Giovanni XXIII dovette fronteggiare la copertura di circa 25 milioni di deficit portato in dote dal pediatrico; vale a dire abbiamo già dato”.
Il comunicato (firmato da Aaroi, Emac, Anaao Assomed, Fassid, Fials, Cgil medici e dirigenza sanitaria, Fvm) ha fatto infuriare i medici del Pediatrico, tanto che tre sindacati (Cimo, Cisl medici e Uil Fpl medici) hanno preso le distanze ufficialmente inviando una nota a Migliore: “In riferimento alla nota – scrivono – le scriventi organizzazioni sindacali firmatarie del presente documento comunicano la propria estraneità a quanto pubblicato”. Con una mail inviata a Borderline24, il dottor Giandomenico Stellacci (Cimo) aggiunge: “Non si può continuare a dare le colpe di tutti i mali al pediatrico”.
I medici del Giovanni XXIII non hanno gradito la presa di posizione dei loro colleghi del Policlinico, che hanno sostanzialmente fatto capire a Migliore, con parole chiare, di non volersi più fare carico del passivo nel bilancio generato dal Pediatrico. Il Giovanni XXIII da anni ormai vive in un sorta di limbo, alle promesse dei politici di volerlo trasformare in un Gaslini del Sud non sono mai seguiti i fatti. “L’ospedaletto”, quindi, continua ad operare tra mille difficoltà: personale ridotto all’osso (mancano all’appello almeno 200 lavoratori), attrezzatura non sempre all’altezza, persino dispositivi medici carenti. Tanto che, qualche mese fa, dovette intervenire il presidente dell’Ordine dei medici di Bari, Filippo Anelli, e farsi portavoce del malessere dei suoi colleghi. Da quello sfogo nulla o quasi è cambiato e a pagare le conseguenze sono soprattutto i pazienti e le loro famiglie: le proteste e lamentele sono quotidiane.