In risposta alle richieste di autonomia differenziata di Lombardia, Veneto ed Emilia, che saranno oggetto della trattativa governo-regioni, l’Ordine dei medici di Bari esprime preoccupazioni per un processo che rischia di negare l’uguaglianza dei cittadini in tema di salute. Lo fa attraverso una campagna di comunicazione dai toni forti, in affissione a partire da domani, che punta ad alzare l’attenzione sulle possibili conseguenze del regionalismo differenziato. Una questione che rischia di passare inosservata e che invece potrebbe avere conseguenze sull’unità del paese e sull’uguaglianza dei cittadini nell’accesso al diritto alla salute.
Protagonista dei cartelloni una donna malata, in trattamento chemioterapico, avvolta in una bandiera tricolore, accompagnata da una richiesta di aiuto: “Italia non abbandonarci. Vogliamo una Sanità uguale per tutti. La salute è un diritto di tutti.”
La campagna è accompagnata dall’hashtag #SìalSSN, che richiama il servizio sanitario nazionale e i suoi valori di equità, uguaglianza e solidarietà come baluardo verso derive che potrebbero produrre cittadini italiani di serie A e cittadini italiani di serie B in alcuni ambiti come la Sanità, a seconda della regione in cui vivono.
“La campagna vuole esprimere la preoccupazione dei professionisti della salute di fronte a una riforma poco trasparente e i timori che possa minare il principio di solidarietà e il sistema sanitario nazionale nel suo complesso, con gravissime ricadute sulla salute dei cittadini. -spiega Filippo Anelli, Presidente Omceo Bari – “È fondamentale che il sistema sanitario possa continuare a garantire i livelli essenziali delle prestazioni, da cui dipendono fondamentali diritti sociali e civili dei cittadini.”
Finora il sistema sanitario italiano, con tutti i suoi difetti, è riuscito a garantire a tutti i cittadini un livello di assistenza tra i più elevati al mondo, proprio grazie ai principi di equità, solidarietà e uguaglianza su cui si fonda. Il timore diffuso tra i medici è che questo sistema possa essere cambiato non si sa bene come e per quale finalità.
I pre accordi sanciscono infatti nuove importanti autonomie delle regioni in tema di sanità: dagli accessi alle scuole di specializzazione, all’ingresso nel Ssn, ma anche per i farmaci equivalenti e i ticket. Il Veneto avrà anche spazio di manovra sulla libera professione e l’Emilia Romagna sulla distribuzione diretta dei farmaci.
“Si tratta di un percorso pienamente legittimo e riconosciuto dalla Costituzione, ma che sarà deciso dalla trattativa Governo-regioni, con accordi che al momento sono secretati, e senza possibilità di modifiche da parte del Parlamento, che potrà solo approvare o respingere il testo -aggiunge Anelli in riferimento al processo delle autonomie differenziate – “È bene allora che ci sia maggiore trasparenza e chiarezza sui contenuti. Perché dobbiamo mettere in discussione il servizio sanitario nazionale, che ad oggi è uno dei più efficienti al mondo?”.
Il timore è che il passaggio delle competenze sanitarie e delle relative risorse dallo Stato alle Regioni, facendo saltare il fondo sanitario nazionale e i suoi meccanismi di ripartizione, neghi de facto il SSN e la sua capacità di garantire principi come quello di solidarietà. Una riforma di tale portata avverrebbe peraltro senza che ci sia una partecipazione dei cittadini, né un vero e proprio dibattito del Parlamento, che interverrà solo ad accordi fatti. Sostanzialmente, si teme un salto nel buio, tanto da indurre qualcuno a parlare di “secessione dei ricchi” e di divisione del Paese.
I professionisti della salute esprimono preoccupazione, oltre che sul diritto alla salute dei cittadini, anche sui percorsi formativi e sulla perdita di tutele garantite attualmente dagli accordi nazionali, con il rischio di avere difformità di trattamento a livello contrattuale a seconda delle regioni. Un’altra fonte di preoccupazione è legata alla possibile introduzione di meccanismi di assistenza basati su assicurazioni a carico dei cittadini, con un’assistenza integrativa che sarebbe modulata sulla capacità contributiva dei singoli pazienti.
“Cogliamo questa occasione per trasformare le proposte di autonomia differenziata in un importante momento di partecipazione, – conclude Anelli – attraverso un dibattito pubblico capace di rassicurare cittadini e operatori e di attivare tutte le forze della società civile. Un dibattito che porti verso un regionalismo che non divida ma unisca”.