“Questa è una minaccia liquida, indistinta, quindi bisogna tenere molto alta la guardia e avere da parte dei cittadini la consapevolezza che il rischio zero non esiste, ma bisogna continuare a vivere la propria vita senza eccessive paure”. Lo ha detto il capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli, partecipando nella Prefettura di Bari al convegno dal titolo «L’estremismo islamico e la sicurezza nazionale». “Dal 7 gennaio 2015 ad oggi in Europa, 500 milioni di abitanti, sono morte per mano terroristica circa 370 persone. In Italia ogni anno, 60 milioni di persone, 3400 muoiono sulle strade. Non abbiamo rinunciato ad andare in auto o ad attraversare la strada, – ha detto Gabrielli – abbiamo accettato il rischio che la libertà di movimento era un bene talmente superiore rispetto al rischio che qualcuno magari tenesse comportamenti non propriamente corretti”. “Questa credo debba essere la modalità culturale con cui dobbiamo affrontare anche il tema del terrorismo”, ha detto Gabrielli, ritenendo che “in ballo c’è la civile convivenza, la possibilità di riconoscere in uno Stato profondamente laico l’agibilità di ogni religione”. “Io sono dell’idea – ha aggiunto – che i presepi si devono fare e i crocifissi si devono esporre e quindi questo multiculturalismo per cui dovremmo venire meno al nostro essere cristiani, non va bene, la modalità del proprio essere è la precondizione dell’accoglienza. Si è tanto più accoglienti quanto si è più forti nei propri convincimenti e nella propria identità”. Sotto il profilo investigativo, Gabrielli ha evidenziato che “oggi il nostro Paese ha un comitato di analisi strategica che funziona. Io credo che ci siano molti fattori che hanno consentito fino ad oggi che qui non ci siano stati attentati: la tipologia del nostro fenomeno migratorio, la presenza sul territorio di comunità radicate, la posizione geopolitica dell’Italia, ma anche organi di Polizia e servizi di intelligence che si sono affinati, magistrati che sulla loro pelle si sono costruiti una professionalità e garantiscono al nostro Paese una cornice di sicurezza”.
Sulla mafia pugliese, invece, dice: “Fenomeni così incistati nei tessuti non possono essere debellati nel giro di poco tempo. L’importante è che ci sia una presa di coscienza dei fenomeni che esistono e che hanno dimensioni importanti e che quella che è stata nel passato una colpevole o incolpevole sottovalutazione non abbia più a ripetersi. Storicamente la Puglia si è distinta da altre realtà del Paese – ha detto Gabrielli – per una certa vitalità, imprenditoriale e della sua società civile: una realtà, però, in cui ci sono stati fenomeni nel tempo un po’ sottovalutati e che invece hanno rappresentato e rappresentano una grande minaccia. Basti pensare a tutto quello che è il contesto foggiano, anche se negli ultimi anni lo sforzo dello Stato è stato importante, abbiamo creato strutture e abbiamo investito in termini di risorse. Il tema della criminalità organizzata – ha aggiunto il capo della Polizia – non riguarda però solo il Sud, riguarda tutto il Paese, tutto il Continente. Tutti i dati sono concordi nel sottolineare la pervasività di questi fenomeni criminali anche con modalità nuove, con strumenti nuovi e con un antico obiettivo: conseguire illecitamente un profitto”.