Da un lato la quota dei pendolari in crescita, che nel 2017 registra in Puglia 141.066 viaggiatori al giorno su rotaia e 21.764.000 passeggeri annui a Bari su tram e bus; dall’altro i disagi e gli inconvenienti tecnici in cui i pendolari troppe volte incorrono; dall’altro ancora le penali – pari a 3,59 milioni nel 2017, tra le più alte in Italia – applicate dalla Regione ai gestori del servizio ferroviario che non rispetta le norme basiche su puntualità, qualità, pulizia, numero di carrozze dei convogli e così via. È il punto nevralgico di una mobilità con criticità strutturali costanti, per inefficienze e disservizi.
Aspetti contrastanti in Pendolaria 2018, dossier di Legambiente che a cadenza annuale fa il punto sul trasporto ferroviario pendolare in Italia e raccoglie le pratiche di recupero e valorizzazione messe in campo. In Puglia, sul nodo di Bari in particolare, da anni stentano a completarsi svariati interventi di potenziamento delle linee, di interramento dei binari e di soppressione dei passaggi a livello, che migliorerebbero tangibilmente gli spostamenti di chi utilizza il treno ogni giorno, che contesta invece ritardi cronici, stazioni in degrado e linee ferroviarie insufficienti. Emblematici i 352 ritardi e la soppressione di 14 treni regionali avvenuti lo scorso dicembre, che hanno portato all’attivazione di una task force per arginare le anomalie che incidono sulla puntualità e regolarità dei treni.
«Ridurre anomalie e inconvenienti tecnici è il primo passo per migliorare la qualità del servizio pendolare, riducendo i problemi di chi si sposta quotidianamente per lavoro o studio – commenta Francesco Tarantini – presidente di Legambiente Puglia. Attivare una task force pugliese si è rivelato fondamentale in tal senso, ma sussistono criticità su cui è necessario intervenire per rendere finalmente efficiente il servizio ferroviario, soprattutto in virtù del forte aumento di pendolari registrato. Occorre potenziare gli investimenti per nuovi treni; promuovere il connubio bici/treno, essenziale per abbattere l’alta percentuale di spostamenti in auto (58,6% nel 2017) e l’inquinamento locale; mettere in collegamento le principali città del mezzogiorno come Bari e Napoli, ancora carenti di un treno diretto che le unisce; portare a termine le opere infrastrutturali incomplete, migliorando la qualità dell’offerta».
Ammodernare le infrastrutture e dotarle di biglietterie elettroniche; sviluppare nuovi treni, tratte e stazioni; introdurre sistemi di sicurezza adeguati; potenziare la velocizzazione di talune linee; garantire l’interscambio con i servizi di trasporto locali: tutto questo può muovere dalla fruizione degli investimenti previsti nei Contratti di Servizio per rendere più confortevoli e rapidi i viaggi di milioni di lavoratori e studenti. Gli investimenti sono spesso in stallo, secondo Pendolaria, gravati dai tagli al settore ferroviario degli anni passati.
Ma un cambio di rotta è necessario soprattutto per l’aumento progressivo e costante dei pendolari avvenuto nell’arco di quasi anni: in Puglia si è passati da 80mila passeggeri al giorno nel 2009 a 141mila nel 2017. È aumentato il numero dei passeggeri, ma è purtroppo diminuita la quota dei treni in circolazione, passando da 3.434 nel 2014 agli attuali 3.056 in tutta Italia. 214 treni circolano oggi nella nostra Regione, con una età media del materiale rotabile di 20,1 anni.
La Puglia, tra le Regioni a maggior domanda pendolare, nel 2017 ha erogato 62,6milioni per i servizi aggiuntivi suddivisi tra i 5 gestori presenti: Trenitalia, Ferrovie del Sud Est, Ferrovie del Gargano, Ferrovie Appulo Lucane, Ferrotramviaria. Si somma a ciò un cospicuo investimento per il materiale rotabile, con 75,626 milioni in campo per l’acquisto di nuovi treni (Fondi FAS/FSC). Dal 2008 al 2017 le risorse regionali per servizi ferroviari aggiuntivi e materiale rotabile registrano in totale310 milioni, finanziati in buona parte con i Fondi FAS.
Intanto, a questi dati si contrappongono le opere infrastrutturali rimaste incomplete – prioritarie per i pendolari – là dove tipicamente si concentra larga parte della domanda di trasporto. Il dossier individua in Puglia 6 infrastrutture che richiedono interventi di potenziamento e manutenzione, 4 nelle aree urbane e 2 sulla rete regionale/nazionale: Elettrificazione Ferrovie del Sud Est; Nodi ferroviari di Bari Nord e Sud; Treno-Tram Foggia-Manfredonia; Collegamento ferroviario Taranto-Porto; Attivazione linea Bari-Bitritto; Elettrificazione e potenziamento della linea Barletta-Spinazzola.
Occorre anche riconoscere i provvedimenti già in atto, tra cui il collegamento Bari centrale-Aeroporto che garantisce un tempo di percorrenza di soli 14 minuti e mezzi di trasporto con 230 posti; l’introduzione del biglietto ferroviario integrato, che consente un’unica tariffazione tra Ferrotramviaria, Trenitalia e Ferrovie Appulo Lucane, per un milione circa di abitanti e 116 località, cui si sommano quelle della Basilicata per FAL; il recupero della linea Foggia-Lucera, infrastruttura in degrado rimasta ferma 42 anni, che oggi vanta materiale rotabile di ultima generazione, con una capacità di 300 passeggeri per 56 corse giornaliere; 19 treni, infine, sono stati acquistati negli ultimi anni da Ferrovie Appulo Lucane, rinnovando del 90% il parco rotabile, mentre 43 sono in arrivo. Il parco autobus risulta invece rinnovato del 73% grazie all’acquisto di 9 bus per i collegamenti Gravina-Bari e Altamura-Bari.