“Scendi il cane” o “Sali la spesa”. Secondo l’Accademia della Crusca sono espressioni che continuano ad essere inammissibili soprattutto nella forma scritta. Per certi verbi non si può usare la forma transitiva, nemmeno nell’era delle fake news e del limite a 140 caratteri per un tweet. Ma la semplificazione della lingua orale è un processo ormai “sdoganato” da secoli nel dialetto cittadino: “Le nostre terminologie – spiega l’esperto di vernacolo, Michele Fanelli – sono basate su praticità non sulla grammatica”. Ad esempio: “’Metti la macchina sotto a mamm’ sarebbe indecifrabile in italiano”. Invece di “Parcheggia l’automobile sotto l’abitazione di nostra madre”.
Anche i comici hanno cavalcato la straordinaria semplicità del dialetto e del lessico tradotto in italiano. Nell’ultima opera cinematografica “Quo Vado?” (2016), Checco Zalone riesce a riassumere quattro frasi con la semplice espressione “Mhe?” – “Come è andato incontro di lavoro?”, “Su, mi faccia uno sconto”, “Se ti prendo sono guai”, Sono abbastanza contento per come e andata” (video in basso). Gianni Ciardo dagli anni 70′ ha esaltato una lunga serie di frasi apparentemente senza senso in lingua italiana. “Attenzione al bambino ancora cade”, “Butta la pasta”, “Mia moglie è uscita incinta”, “Mio cugino sta sotto le armi”.
“Siamo così legati ai modi di dire, all’estremizzazione dei concetti che per abitudine diamo un soprannome a tutto: alle cose, alle persone in base a pregi e difetti, e persino ai santi”, conclude Fanelli.
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