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Bari, l’atto di accusa del presidente della Corte di appello: “Magistratura fragile, aperta questione morale”

Pubblicato da: redazione | Sab, 26 Gennaio 2019 - 19:30

Il 2018 è stato un «annus horribilis» per il distretto di Bari, con riferimento all’arresto «di due magistrati per gravi fatti di corruzione commessi quando erano in servizio presso gli uffici giudiziari tranesi» e alla questione dell’edilizia giudiziaria, «una vergogna istituzionale di vent’anni, senza colpevoli, forse, ma in cui nessuno, o quasi, può dirsi del tutto innocente». Lo ha detto il presidente della Corte di Appello di Bari, Franco Cassano (foto de La Gazzetta del Mezzogiorno), nella relazione letta in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.

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Cassano ha parlato di una «magistratura fragile, all’interno della quale, da Palermo a Catanzaro, da Trani a Roma, sembrano vacillare gli stessi aspetti etici e deontologici, sollevando il dubbio di una questione morale all’interno della corporazione, che concorre anch’esso a spiegare il livello di affidamento dei cittadini nei confronti del sistema giudiziario, mai così basso». «Ferma la presunzione di non colpevolezza – ha detto Cassano riferendosi ai due ex magistrati di Trani, ora in servizio a Roma, Antonio Savasta e Michele Nardi – , esprimiamo gratitudine verso i colleghi salentini, perché sappiamo che solo dimostrando di saper fare pulizia al proprio interno,la magistratura può rimediare al turbamento e al sentimento di delegittimazione che fatti così gravi ingenerano nell’opinione pubblica». E poi l’annus horribilis dell’edilizia giudiziaria. «Bari, in particolare, – ha detto Cassano – con la sua tendopoli giudiziaria, divenuta famosa in tutta Europa». Il presidente della Corte d’Appello di Bariha parlato di «mortificazione terribile», «nell’assenza della politica e dell’amministrazione, che non hanno voluto decidere. Anche per i veti di potenti interessi privati contrapposti». «Riteniamo sia tempo di chiedere alla classe dirigente e alla politica tutta di questa città – ha concluso Cassano – di sciogliere le ambiguità, dismettere le divisioni e la cura degli interessi privati, e di farsi portatrici dell’interesse generale. Una sede unica della giustizia dev’essere fatta».

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